| Sicuramente mi aspettavo di più da questo libro. Mi è piaciuto, ma non troppo. (voto 3/5) La storia di Vita e Diamante è molto appassionante, mi colpisce pensare che una bambina di 9 anni e un bambino di 12 possano essere andati in America da soli, con 10 dollari in tasca. Di questi tempi bambini di quell'età raramente tornano da soli a casa da scuola... Attualissimo il tema dell'immigrazione, la vita degli Italiani in America nei primi anni del Novecento mi sembra durissima oltre ogni immaginazione.
L'unica nota negativa, a mio parere, è data dai capitoli in cui l'autrice racconta il lavoro di ricerca che ha compiuto per ricostruire la storia reale della sua famiglia: questi salti temporali disturbano moltissimo la lettura. Nel bel mezzo della narrazione, ormai entrata con la mente nella vita dei due bambini, mi sono ritrovata spiazzata da un capitolo in cui l'autrice racconta di sè e della sua famiglia: per un lungo momento ho pensato di stare leggendo per sbaglio un altro ebook. Avrebbe dovuto mettere questi capitoli in fondo al libro, secondo me. Così sono troppo disturbanti.
Mi ha favorevolmente impressionato l'importanza e l'attenzione che l'autrice attribuisce alla parola (e ai ricordi): “Se impari l’americano a scuola me lo insegni?, aveva chiesto Diamante a Vita. Sì. Lei gliele avrebbe insegnate le parole che imparava, in cambio però di un’altra cosa. Diamante in cambio prometteva le avventure dei reali di Francia o le fiabe delle Mille e una notte, che erano storie d’amore e di peccato. No, Vita voleva qualcos’altro. Voglio un bacio per ogni parola, le era scappato d’un tratto."
“Le parole, Diamante le mette nella valigia – l’unico bagaglio, l’unica ricchezza che si porta via dall’America. Forse non hanno nessun valore, ma non ha importanza. Lascia a Vita tutto quello che ha trovato, tutto quello che ha perso. Le lascia il ragazzo che è stato e l’uomo che non sarà mai. Perfino il suo nome. Ma le parole – quelle le porta via con sé.”
“La gente pensa che i ricordi rendano tristi. Invece è vero il contrario. Si diventa tristi quando si dimentica”
Questo libro è un Puzzle, un romanzo corale, un'epopea familiare e nazionale: "Credo che il romanzo sia vivo. Anche perché può inglobare forme e generi diversi, documenti, materiali di ricerca. E nel suo raccontare le storie di persone senza storia, sa comporre un’autobiografia della nazione» Melania Mazzucco
Mi ha colpito anche l'emancipazione che l'America ha rappresentato per le donne emigrate. In Italia erano casalinghe oppresse e chiuse in casa, mentre, in America hanno avuto indipendenza e libertà. Ad esempio il padre di Vita a New York, cercava di tenerla chiusa in casa per paura che si "contaminasse", che prendesse le abitudini americane. Come non pensare alle ragazze musulmane che vivono in Italia, divise tra la maggiore libertà delle coetanee italiane e il tentativo della famiglia di tenerle in casa, lontane dall'emancipazione.
Sono molto perplessa sull'utilità dei flash back e degli andirivieni temporali: non mi piacciono, disturbano la lettura. Riconosco che l'autrice abbia fatto un paziente e meticoloso lavoro di ricerca, cucendo ricordi familiari, ricerche storiche e fantasia. Però... non deve farlo pesare al lettore! La storia di Vita e Diamante è molto cinematografica, appassionante, bella. Letta d'un fiato sarebbe stata più piacevole. Così si è giustificata Melania Mazzucco a questo proposito: "L’andirivieni cronologico della storia, del resto rispecchia anche l’andirivieni della memoria, oltre che l’avventura della ricerca. Io stessa non ho scoperto le vicende e i segreti dei miei personaggi con un ordine lineare, e volevo che anche il lettore le scoprisse a poco a poco con me."
Comprendo che la scrittrice abbia perso molto tempo facendo ricerche pazienti e minuziose, ma a mio parere lo fa pesare troppo: è un libro sulle sue ricerche o la storia di Vita e Diamante? Direi che è un libro sulle sue ricerche. L'ha scritto per sè, non per i lettori! Avrei gradito di più se il libro avesse narrato la storia di Vita e Diamante con la giusta sequenza temporale, e solo alla fine un resoconto delle ricerche storiche. Ci sono capitoli che si leggono tutti d'un fiato (quelli che narrano di Vita e Diamante) purtroppo continuamente interrotti da altri troppo prolissi e noiosi (quelli delle ricerche). E' comunque una bellissima storia da film, che racconta probabilmente in modo molto vicino alla realtà il mondo dei nostri immigrati in America, che all'epoca furono considerati sinonimo di delinquenza, sporcizia e degrado, ma a mio parere è un racconto di fantasia al 70%, non è così "storico" come l'autrice vorrebbe.
“Gli Italiani erano la minoranza più miserabile della città. Più miserabile degli Ebrei, dei Polacchi, dei Rumeni e perfino dei negri. Erano negri che non parlavano nemmeno inglese".
Sonetto di E.Lazarus, inciso sul piedistallo della Statua della Libertà:
“Tenetevi, o antiche terre, la vostra vana pompa - grida essa con le silenti labbra - Datemi i vostri stanchi, i vostri poveri, le vostre masse infreddolite desiderose di respirare liberi, i rifiuti miserabili delle vostre coste affollate. Mandatemi loro, i senzatetto, gli scossi dalle tempeste e io solleverò la mia fiaccola accanto alla porta dorata”
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