Come si deduce dal titolo (e la stessa autrice lo ribadisce nell’Introduzione) questo libro è la cronaca di una tragedia annunciata.
Anche se sinceramente la scena madre in Eclipse non me la ricordo proprio…
Il che è tutto dire sulla qualità della mia memoria
Auto-complimenti a parte, Bree è una vampira da soli 3 mesi e con lei scopriamo il punto di vista di un neonato (Bella non conta, lei lo è stata solo di nome ma non di fatto).
Gli umani, ad esempio, nella loro ottica sono del bestiame di cui nutrirsi, delle prede.
Gli altri vampiri del suo gruppo sono da tenere a distanza ed è sempre sul chi vive cercando di non farsi notare fin quasi a sparire.
Fin quando Bree non trova in Diego, un possibile amico e forse qualcosa di più.
Con lui e per lui cercherà di capire cosa nasconde a tutti loro il fantomatico capo del gruppo e perché.
La scrittura della Meyer è semplice e scorrevole come suo solito.
Inoltre ci si immedesima totalmente nella protagonista (a volte, ad es, mi pareva di provare come lei la sete bruciante che era così magistralmente descritta).
Naturalmente non potevano mancare, trattandosi della Meyer, i vampiri sbrilluccicanti ma stendiamo un velo pietoso che è meglio…
Questa storia è una parentesi dovuta per spiegare il mondo dei neonati e la breve comparsa in Eclipse di questo interessante e sfortunato personaggio: Bree Tanner.
Dire che ho pianto a fine libro è esagerato ma mi sono comunque intristita parecchio.
Ne consiglio la lettura perché è interessante immedesimarsi in un’ottica diversa e perché il bisogno di Bree di perseguire la verità ne farà alla fine una vincente, nonostante tutto.
