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CITAZIONE La confusa sensazione di non avere mai vissuto, di essere spettatori di una vita che qualcun altro vive al nostro posto, è una delle costanti della letteratura del nostro tempo. Come per Kundera “la vita è altrove”, allo stesso modo i personaggi di Gustafsson si sentono “al di fuori” di tutto, estranei abitanti di “un universo in cui nessuno è di casa”. In Morte di un apicultore, culmine e conclusione di un ciclo di cinque romanzi dal titolo emblematico di Crepe nel muro, Lars Lennart Westin, quarantenne, maestro in pensione, divorziato, ha trovato nella cura delle api l’attività che gli consente di vivere nella semplicità e nella solitudine che si è elette a sistema, ultimo stadio di una costante fuga dalla vita. Paradossalmente è l’irrompere della malattia e del dolore che lo costringono a invertire la direzione, a riaffrontare se stesso, a ripercorrere in senso inverso la spirale dell’esistenza per scoprire che, in fondo, era felice. La sofferenza, che in un primo tempo cerca di non prendere sul serio come tutto il resto, a poco a poco gli restituisce un corpo e una realtà, gli dà l’esatta misura di se stesso, lo riavvicina agli altri (“Proletari del dolore unitevi!”) e viene a frapporsi come una lente fra i suoi occhi e il mondo, che si tinge del suo colore. Mentre la professione, il matrimonio, i fallimenti sbiadiscono come episodi di un racconto lontano, in primo piano affiorano l’infanzia, i ricordi, le riflessioni, le immagini di una natura che si risveglia miracolosamente alla vita nel momento del disgelo. Traduttore: C. Giorgetti Cima Editore: Iperborea Edizione: 7 Anno edizione: 1989 Pagine: 184 p. , Brossura EAN: 9788870910056 Commento Non fate come me...se lo leggerete, dico, non fate come me...Il libro è breve ma merita di essere letto con attenzione, merita che ci si soffermi su qualche pagina o che si rilegga qualche passaggio. Io, credetemi, l'ho letto tutto tutto dalla prima all'ultima parola ma sono stata troppo sbrigativa; non perchè volessi finirlo a tempo di record ma solo perchè ultimamente quando leggo di storie di malattie irrisolvibili mi assale l'ansia, l'angoscia, il disagio, mi viene un blocco e l'unico modo per non troncare la lettura è quello di leggere più speditamente. Ovviamente mi rendo conto di essermi persa, almeno in parte, la possibilità di entrare nella mente e nei sentimenti dello sfortunato apicultore...Forse il mio non sarà il giudizio più lucido e preciso che mi sia capitato di dare, comunque sento di poter dire che questo breve romanzo riesce a dare e trasmettere parecchio in chi legge, lascia di sicuro il segno, pertanto vale la pena leggerlo. Edited by Ponga - 27/6/2017, 12:18
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