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Marco Di Giaimo

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marco.kapp
view post Posted on 7/2/2011, 14:23




Lauto pasto
Autore: Giuseppe Bono
Editing: Marco Di Giaimo

Appena il cancello venne chiuso alle sue spalle, l’animale comincio' a dimenarsi goffamente, assaporando con la lingua l’aria che lo circondava e la sensazione di liberta'. Infine, si calmo' e divenne immobile, con la lunga testa eretta, controllando analiticamente il nuovo habitat, gli affilatissimi artigli pronti a colpire.
Esploro' i dintorni con un gelido sguardo da assassino, cercando di percepire la presenza di eventuali pericoli. Un vasto altopiano erboso costellato da numerosi cespugli ed alberi d’alto fusto piantati da poco si estendeva fin dove poteva giungere lo sguardo.
Colui che aveva richiuso il cancello del recinto, il dottor Crazymad, segui' il perimetro dell’habitat artificiale claudicando vistosamente fino ad un osservatorio in mattoni e cemento molto rudimentale fatto costruire per lui e la sua causa da un amico muratore oramai gia' due metri sotto terra. Questo punto di osservazione, ubicato sulla sommita' di una collina al di fuori della cinta, era proprio nella posizione ideale per poter osservare i suoi “pazienti preferiti“ senza troppa fatica.
Con l’ausilio di un binocolo digitale da 50 mm. piazzato sulla finestra del baracchino in modo esperto, poteva avere una visuale dei suoi assistiti di centottanta gradi.
Inoltre, grazie alla videocamera e al notebook collegati allo strumento, poteva registrare ogni avvenimento, elaborarlo ed eventualmente pubblicarlo in rete.
Alle tre del pomeriggio, l’afa dell’estate subtropicale della Florida si faceva sentire in maniera opprimente.
Nelle orecchie, tappate con gli auricolari dell’I-pod, il rock pungente degli Scorpions intonava Loving you Sunday morning, facendogli esplodere i timpani.
Il dottor Crazymad era un tipo arcigno, pallido ed emaciato, con perenni occhiaie che lo rendevano somigliante a un panda gigante. Una fitta rete di rughe a zampa di gallina accanto agli occhi verdi rivelava impietosamente la sua non piu' giovane eta'.
A cinquattotto anni ne dimostrava almeno sette di piu'; era anche la constatazione che lo colpiva ogni volta che si rifletteva allo specchio.
Come suo solito, era vestito con una sahariana kaki, bermuda, cappello a tesa larga e stivali italiani di ottima fattura. Con un gesto oramai abitudinario regolo' la messa a fuoco del binocolo elettronico ed inspiro' tranquillamente, godendosi lo spettacolo che Madre Natura gli stava per offrire senza dover neppure pagare il prezzo del biglietto.
Si stacco' con aria assorta per un attimo, mentre da un angolo della bocca scendeva lento un rivolo di saliva, dopodiche' i suoi occhi assunsero un’espressione spiritata.
Dopo aver emesso una profonda risata satanica, che rimbombo' nell’angusto vano dell’osservatorio, si mise a simulare con le braccia esili un assolo di chitarra di Rudy Schenker, eccitato piu' che mai dal ritmo della musica incalzante che gli trivellava le tempie.
Tornato in se' rimise gli occhi sul binocolo, che guido' sull’attore del orrido spettacolo che aveva preparato con meticolosita', tenendo conto di ogni variabile o imprevisto.
In lontananza, sotto la collina, guardo' orgoglioso il possente rettile, che immobile come una statua di bronzo, degustava l’aria, con lo sguardo fisso innanzi a se', le poderose zampe artigliate in posizione di scatto, la coda potente come una mazza tesa a mezz’altezza, i denti aguzzi e gialli visibili in un angolo della sua enorme bocca, dalla quale scendeva uno viscido rivolo di saliva.
Proprio come stava accadendo a lui in quel momento, immedesimandosi nell’anima di quell’essere.
Ruoto' lentamente l’attrezzatura verso sinistra, seguendo la traiettoria visiva del rettile, un varano gigante di Komodo, che si era meticolosamente preoccupato di affamare per bene; lo aveva sottoposto per un mese ad una terapia a base di adrenalina, testosterone e altri steroidi biosintetici col solo fine di esaltarne l’aggressivita'.
I muscoli del rettile erano stati accresciuti in modo abnorme, e un innesto di cellule staminali durante l’incubazione avevano fatto si' che il suo cuore ed il sistema nervoso centrale diventassero iper-efficienti.
Aveva trasformato quell’innocuo animale in una perfetta macchina per uccidere.
Crazymad era quasi pronto a dimostrare come Madre Natura e i suoi prescelti avrebbero potuto in breve tempo riportare la Terra come era ai primordi, prima che l’Uomo facesse scempio di intere specie animali, distruggesse enormi foreste e devastasse il clima planetario. Era sul punto di vedere premiato l’esito della ricerca che stava portando avanti da piu' di venticinque anni, dapprima utilizzando fondi segreti della N.S.A. per esperimenti segreti su animali e poi a sue spese mediante ricavi da investimenti che aveva eseguito stornando parte dei fondi pubblici, in previsione di tempi di magra; rise ancora, alla faccia dell’Universita' del Sud Florida che lo aveva messo alla porta e della Facolta' di Scienze Veterinarie dell’International College che lo aveva scaricato sostenendo che i suoi erano solo folli vaneggiamenti e che l’uso di ormoni umani sugli animali, in particolar modo sui rettili, poteva solo avere effetti deleteri.
In questa landa desolata, posta una decina di miglia a sud di Bonita Springs, stavano per concludersi i lavori per la creazione di un parco naturalistico tematico che avrebbe dovuto chiamarsi “Reptilya”. Tra un mese ci sarebbe stata l’inaugurazione del parco, che avrebbe ospitato moltissime specie di rettili, dai serpidi agli alligatori, varani, iguana delle Galapagos e piu' di trecento specie di serpenti, dal piu' letale al piu' grande mai esistiti sulla faccia del Pianeta Azzurro.
Approfittando di un periodo di ferie degli operatori, per lo piu' veterinari e zoologi, in attesa che arrivassero i primi “ospiti” di Reptilya, aveva programmato per quel pomeriggio afoso di domenica lo spettacolo del quale lui stesso era coreografo e regista.
Continuando a ruotare verso sinistra il binocolo elettronico, si soffermo' sull’esemplare adulto di antilope, precisamente un orice, che aveva scelto come comprimario della rappresentazione. Uno tra i ruminanti bovidi africani tra i piu' veloci in assoluto. Per antonomasia, era considerato una preda difficile anche per i ghepardi nelle savane africane.
Un ottimo test per ottenere risposte agli interrogativi che da qualche mese si susseguivano nella sua mente fino ad alimentare quella che sarebbe divenuta un’ossessione.
Mise in azione il video recorder.
Non se n'era ancora reso conto, ma lentamente la follia stava per avvolgergli il cervello con le sue spire, proprio come fa un boa constrictor con un agnello indifeso.
L’orice, che ruminava tranquillamente, di colpo drizzo' il collo e si immobilizzo' sulle esili e lunghe zampe; un tremito ben percettibile della criniera e il fremere delle narici umide erano i sintomi che aveva intuito l’avvicinarsi di un predatore.
L’erbivoro percepi' piu' con l’istinto che col fiuto la presenza del carnefice.
Crazymad pote' osservare che entrambi gli animali erano immobili: la preda lo era perche' non aveva ancora intuito la natura della minaccia che lo attendeva, mentre il predatore stava studiando la tattica migliore per l’attacco.
La distanza era di circa venti metri e, astutamente, il varano si era messo controvento aggirando l’orice; strisciando nell’erba alta si era appostato dietro un voluminoso cespuglio secco e spinoso.
Attraverso le onde di calore che rendevano il panorama ondulato e mosso, il professor Crazymad sembro' sentire fisicamente la tensione che si stava creando in quel duello che era la chiave della selezione naturale.
I fianchi del bovide furono presi da un forte tic nervoso, segno che il panico stava iniziando a prendere il sopravvento.
Crazymad immagino' l’impulso elettrico che, come un sottile lampo, partiva dal piccolo cervello dell’orice per giungere ai muscoli delle possenti cosce nello scatto che avrebbe significato la salvezza.
Ma prima che l’impulso giungesse a destinazione, i nervi accresciuti artificialmente mediante additivi mielinici del varano avevano gia' trasmesso ai duecento chili di muscoli e morte di passare all’attacco.
Come una saetta, il rettile avanzo' scattando.
L’orice vide con occhi sbarrati l’orrore avventarsi su di se'.
Le corte gambe del rettile stavano percuotendo ora il terreno come pistoni velocissimi, per raggiungere la preda.
Un comune varano si sarebbe limitato a mordere la preda e poi seguirla lentamente fino alla sua morte. Benche' il rettile non sia propriamente velenoso, il suo morso e' ugualmente letale a causa di germi patogeni che causano nella preda una veloce e inesorabile setticemia.
La modifica introdotta nel genotipo del varano da Crazymad aveva pero' trasformato l’animale in un killer spietato, tanto intelligente quanto aggressivo e veloce.
Con una contorsione l’antilope si giro' nella direzione opposta a quella da cui stava provenendo il varano, e prese a correre disperatamente in una nube di polvere.
Per un attimo parve prendere un vantaggio sull’inseguitore, ma quest’ultimo, con la bocca aperta in una parvenza di ghigno demoniaco, gli fu subito alle costole.
Con l’occhio sull’obiettivo, il dottor Crazymad fu preso da un attacco di risa, e si sistemo' meglio l’auricolare sulle orecchie. Ora gli Scorpions eseguivano The zoo. Ancora qualche istante e l’epilogo avrebbe allietato in modo indelebile la giornata.
Il gigante dal sangue freddo decise che era ora di mettere carne fresca sotto le sue mascelle: con un balzo fulmineo, afferro' con la mandibola poderosa il collo dell’orice, facendolo stramazzare a terra.
Ci fu un convulso groviglio di corpi impolverati prima che, emettendo un flebile ed acuto lamento d’agonia, la vita dell’erbivoro terminasse.
Il varano continuo' a strattonare violentemente l’animale catturato con forza e crudelta', la testa piegata, mentre dalla morsa delle sue fauci il sangue usciva copioso, imbevendo il suolo e lordandogli il collo e le zampe.
In un ultimo sforzo bestiale il rettile strappo' la testa dal corpo, come a voler decretare la sua vittoria definitiva su quell’essere inferiore.
Mentre ancora il corpo dell’orice si dimenava negli ultimi spasmi nervosi, il rettile ne apri' il ventre e prese ad ingozzarsi delle interiora, colorando l’erba di rosso cremisi. Non alzo' piu' lo sguardo per una mezz’ora buona.
Distogliendo lo sguardo lentamente dal binocolo, con gli occhi spalancati ed un espressione beata di felicita', il dottor Crazymad fece due passi indietro e si sedette davanti al notebook soddisfatto.
Qualche giorno fa aveva trasferito tutti i suoi averi e le attrezzature in una citta' dell’Honduras, si era procurato documenti falsi e una nuova identita'.
Era pronto ad un rapido trasferimento, ma non prima di aver fatto sapere al mondo delle sue capacita', del suo potere intellettuale che era in grado di creare un esercito di rettili al suo servizio, da impiegarsi nei modi e nei posti piu' impensati.
Un maschera infernale gli si disegno' in volto mentre si accendeva un sigaretta.
Inspiro' lentamente e con gusto; dopo aver espirato si guardo' la patta dei pantaloni, che mostrava una macchia umida proprio al centro.
Cerco' di riprendersi dalla spossatezza reclinando la testa all’indietro.
Non vedeva l’ora di mettere in atto il passo successivo dell’esperimento.
Tra un mese il varano e altri suoi fedeli alleati si sarebbero confrontati in duello con animali degni delle loro capacita' e della loro aggressivita'.
Animali con due gambe, due braccia e un cervello fortemente sviluppato ed adattabile.
Intanto nell’I-pod gli Scorpions cantavano la violenta Another piece of meat.

FINE

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moby dick
view post Posted on 8/2/2011, 12:48




il suo morso e' ugualmente letale a causa di germi patogeni che causano nella preda una veloce e inesorabile setticemia.

Questa parte sa di salgarismo e non mi è piaciuta.
Per il resto, complimenti e ad majora.
 
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view post Posted on 8/2/2011, 13:40
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civettina curiosa

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Come genere ho preferito l'altro però vorrei rileggerlo prima di dare giudizi...letto dal computer è diverso che stamparlo e leggerlo con calma in una situazione più comoda...almeno per me, quindi ora lo stampo e poi ci aggiorneremo...
 
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marco.kapp
view post Posted on 8/2/2011, 16:34




Grazie dei complimenti e per le critiche.
Il racconto è nato dalla fantasia del mio amico Giuseppe per sperimentare un nuovo personaggio, il dott. Crazymad.
Scheletrico e trasandato, questo anti-personaggio possiede però una genialità perversa unita a un senso degli affari non comune, qualità asservite però alla sua malvagia idea che i rettili avranno il compito di "punire" gli esseri umani colpevoli di aver rovinato l'ecosistema del Pianeta Terra.
Chi lo sa se in futuro il dott. Crazymad tornerà con una nuova avventura?
 
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view post Posted on 24/2/2011, 17:03
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marco.kapp
view post Posted on 11/3/2011, 14:59




Quest' anno il mio racconto "Sparizione improbabile", scritto con l'amico Vittorio Trevisan, non ce l'ha fatta a qualificarsi per la finale del Premio Letterario Giulio Verne a Bari. :cry:
Lo terrò nel cassetto ancora per un po', non si sa mai... :D
 
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marco.kapp
view post Posted on 14/4/2011, 10:18




Ecco un "nuovo" raccontino, scritto più di quattro anni fa per prendere un po' in giro la mia avversione per gli scarafaggi.
L'ho pubblicato, assieme a degli amici conosciuti su internet, su un'antologia intitolata "Ceneri del fantastico" (Ed. Lulu.com).
La versione presente sull'antologia è leggermente diversa, per rispettare il carattere fantascientifico della raccolta.
Per chi fosse interessato, l'antologia è scaricabile gratuitamente a questo link:
http://www.lulu.com/items/volume_67/792400...int/7924968.pdf


SPECIE DOMINANTE

Era da giorni che non ne poteva più degli scarafaggi. Avevano invaso la sua casa, violato la sua intimità, oltraggiati i luoghi che dovevano essere tra i più igienici. Tutte le sere che Marco entrava nella doccia ne vedeva uno fuoriuscire dallo scarico, di solito dopo che si era insaponato per bene, e doveva schizzarne fuori, inorridito da quel mostriciattolo che gli strisciava tra i piedi nudi.
Marco viveva solo nella casa lasciata libera dai genitori che stavano trascorrendo le vacanze al mare.
Aveva vent’anni, e da poco lavorava come impiegato in uno studio di commercialista. Non aveva ancora preso ferie poiché intendeva raggranellare qualche spicciolo per trascorrere una settimana in Spagna a settembre.
La casa era disposta su due piani, di cui uno seminterrato. A causa dell’umidità, del caldo afoso dell’estate e del buio si erano create le condizioni ideali per il proliferare degli scarafaggi.
Ma ora era giunto il momento di fare qualcosa: gli insetticidi non bastavano più. Probabilmente quegli schifosi insetti avevano sviluppato una forte resistenza e, a causa di una peculiare adattabilità della loro specie, se ne infischiavano di polveri, spray ed esche varie.
Marco era giunto al punto di non volere più scendere in cantina col buio, poiché temeva che accendendo la luce avrebbe visto un mare brulicante di orrendi corpicini neri, di antenne e di zampine che correvano a nascondersi negli anfratti più reconditi.
L’unico motivo per cui non aveva ancora avuto un incubo in cui lui stesso si trasformava in scarafaggio era perché l’idea era già stata sfruttata.
Un mattino, al lavoro, ebbe un’idea: non appena il capo si assentò dall’ufficio cercò su Internet un consiglio su come trovare una soluzione al suo problema.
Dopo mezz’ora circa di navigazione, trovò un curioso sito in cui veniva proposta una ricetta per un insetticida di sicura efficacia: bastava trovare della polvere di zolfo, dei sali di un conservante usato per confezionare insaccati, polvere di carbone e poche altre cose, il tutto da mescolare in percentuali ben precise. per ultimo andava aggiunto un miscuglio puzzolente per la pastura dei pesci, per rendere più appetibile l’esca agli scarafaggi.
Marco trovò la ricetta interessante, anche se gli ricordava qualcosa che aveva letto sul libro di storia alle scuole medie, riguardante la tradizione cinese dei fuochi d’artificio, e con soddisfazione stampò su di un foglio la soluzione ai suoi grattacapi.
Con poca fatica trovò i vari ingredienti, un po’ girando i supermercati, un po’ nei negozi di pesca sportiva.
Una sera si mise di buon grado a preparare l’intruglio, che mischiò con della segatura e con la pastura, ottenendo delle piccole palline maleodoranti.
Non vedeva l’ora di posizionarle nei punti strategici: attorno al coperchio della fossa settica, sul bordo di un pozzetto a metà scivolo, all’interno della lavanderia, e vincendo la sua paura, anche in tutti gli angoli della cantina.
Prima del tramonto eseguì febbrilmente il lavoro, guardandosi continuamente le spalle nel timore di vedere spuntare una di quelle odiate bestiole.
Finito di posizionare le trappole, scappò di sopra, per mettersi al sicuro dal lubrico serpeggiare di quegli esseri.
Dormì agitato, sognando di uno scarafaggio nascosto sotto il pavimento che vomitava un oceano di animaletti zampettanti, millepiedi e lumaconi neri che invadevano ogni stanza.
La mattina si svegliò più stanco di quando si era coricato. Vide allo specchio un volto spiritato, con gli occhi cerchiati di rosso, e si sentiva febbricitante. La nausea lo assalì all’improvviso, impedendogli di prepararsi la colazione.
Probabilmente non aveva preso precauzioni nel maneggiare le sostanze necessarie a preparare l’insetticida. Maledetto il momento in cui aveva deciso di passare al fai-da-te. Si era dimenticato che qualche anno prima altri sempliciotti come lui erano caduti vittime di intrugli, come quel famigerato latte solare confezionato con latte di fico e yogurt che aveva provocato tremende ustioni agli incauti che l’avevano provato sulla loro pelle.
Telefonò in ufficio per avvertire che per un giorno o due non sarebbe andato al lavoro.
Si sdraiò esausto e scosso dai brividi sul divano. Solo dopo un’ora di dormiveglia si decise ad alzarsi e provarsi la febbre: il termometro segnava 39,5°C. Prese un antipiretico e si recò verso le camere, ma venne assalito da un forte capogiro.
Riuscì a malapena a superare il corridoio che portava in camera da letto e a togliere con grande sforzo una coperta di lana dall’armadio.
Poi, si addormentò.
Si svegliò di soprassalto, colto da un forte spavento per un incubo che per fortuna non ricordava più, e vide che era mattino presto. L’orologio segnava le sei e mezza. Se quando si era coricato erano le nove passate di mattina, voleva dire che era rimasto addormentato per più di venti ore!
Ma ora si sentiva meglio: non sentiva più i brividi ed aveva persino fame.
Scese dal letto e si recò in cucina per prepararsi un’abbondante colazione.
Accese la televisione, per sentire le notizie del mattino, ed ebbe un nuovo choc: il telegiornale annunciava le notizie di mercoledì, e lui si era coricato il lunedì. Erano trascorsi quasi due giorni.
Cos’era successo? Era fortemente preoccupato; evidentemente aveva subito un’intossicazione, ma per fortuna tutto sembrava passato: la fame ed il senso di riposo ne erano la prova.
Ma se la causa dell’intossicazione era stata l’insetticida fatto in casa, chissà quali conseguenze avrebbe portato alla popolazione degli scarafaggi? Una certa soddisfazione cominciò a farsi largo nella mente di Marco, pensando che finalmente si sarebbe liberato per un bel po’ di quegli schifosi coinquilini.
Dopo la colazione si sentì abbastanza in forze per discendere i gradini che portavano in cantina, per gustare il trionfo della vittoria sulle sudice orde dai gusci neri.
Ma una volta girato l’angolo del pianerottolo e osservato il pavimento, vide con amarezza che non vi era nessuno scarafaggio morto sul pavimento. Nessun caduto delle schiere avversarie nella guerra che aveva visto invece lui tra i feriti, per ben due giorni.
Scese l’ultimo gradino e, vincendo un residuo di nausea che era riapparso all’idea di trovarsi di fronte un carapace capovolto e sgambettante, controllò i battiscopa e i pozzetti lungo i quali aveva posizionato le esche.
Non solo non trovò alcuna vittima, ma non trovò neppure le esche: evidentemente erano persino troppo appetibili!
Marco venne assalito da una furia nera. Non ne poteva veramente più, pensava di impazzire. Ma no, non gliela avrebbe data vinta: si sarebbe appostato lì, in cantina, ogni sera e avrebbe ucciso a ciabattate ogni singolo scarafaggio che avrebbe avuto il coraggio di mettere le sue antenne fuori dalla tana. Avrebbe vinto ogni repulsione e ogni fobia pur di vedere schiattare le viscere di quegli ignobili e vigliacchi parassiti.
Ma ecco che, nel girarsi verso la scala ne vide uno.
Era rannicchiato all’ombra del congelatore, grasso e lucido nel suo carapace nero. “Ci credo che è grasso”, pensò Marco, “visto che per due giorni si è rimpinzato delle prelibatezze che io gli avevo preparato!”.
Si tolse la ciabatta, pronto ad eseguire la sua condanna, ma poi cambiò idea: perché usare una ciabatta quando si ha più soddisfazione usando un bel martello?
Andò di corsa alla cassetta degli attrezzi, da cui prelevò un pesante martello di gomma, come quello che usano i piastrellisti, e tornò a verificare che l’incauto animale non si fosse mosso.
Che fosse morto? Non poteva rischiare di farlo scappare per verificarlo, ed in più non voleva assistere all’orrendo sgambettare di quello sgorbio in mezzo alle sue gambe.
Prese ad avvicinarsi cautamente, lieto del fatto che lo scarafaggio se ne stesse ancora immobile.
“Ti senti sicuro di te stesso, vero? Vuoi sfidarmi, ma io ti farò vedere chi è la specie dominante.”
Abbassò violentemente il martello, ma non poté mai sapere l’esito del suo gesto: l’esplosione dello scarafaggio proiettò il martello contro la sua fronte fracassandogli il cranio.

FINE

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view post Posted on 14/4/2011, 10:38
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civettina curiosa

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Occhio alle controindicazioni!!! :P

Bravo, questo mi è piaciuto di più di quello dei dinosauri...è scorrevolissimo, per niente noioso...promosso! image
 
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marco.kapp
view post Posted on 26/4/2011, 20:46




A volte mi domando come possono le persone a cui chiedo di poter presentare il libro nel loro locale, pretendere che porti un numero di ospiti tale da soddisfare le loro necessità economiche.
Mi spiego: se vado a Bergamo a chiedere a un caffè letterario la possibilità di presentare il mio libro e di farmi conoscere, come possono pensare che io porti almeno 30 persone e spenda 100 Euro per ripagarli delle spese?
Innanzitutto, se vengo nel locale per farmi conoscere è perché lì nessuno ancora mi conosce, altrimenti che scopo avrebbero le presentazioni? Se dovessi andare a presentare solo dove mi conoscono, mi limiterei a restare nel mio paesello a raccontarmela con i miei quattro conoscenti e vendere le mie cinque copie a amici e parenti.
Stessa storia quando ho chiesto ospitalità a una birreria/pizzeria; certo, avrebbero inserito l'evento appena prima di un concerto rock dal vivo, però avrei dovuto garantire almeno 30 persone a cena o 100 Euro. :f68voa34huohl3v8had7.gif:
Altro ragionamento: se mi chiedi 100 Euro (una cifra abbordabilissima, no?) perché tu possa organizzare il rinfresco, quante copie devo vendere per rientrare nella spesa? Calcolando che si guadagna circa 1 Euro a copia, dovrei invitare 300 persone, :woot: visto che la media di quelli che acquistano una copia del libro è pari a circa 1/3 dei presenti.
Se poi organizzo due o tre presentazioni così, vi lascio dire... :wallbfafffsh.gif:

Scusate lo sfogo...

Edited by marco.kapp - 5/1/2012, 11:24
 
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view post Posted on 27/4/2011, 08:14
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Zelante Istrionica Etnea

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Altro che scusarti Marco...hai fatto bene a raccontarcelo invece.

Credo che quello che ci racconti invece sia un perfetto esempio di come ormai la cultura non conti più nulla in Italia....viene considerata alla stregua di una qualunque merce e come tale deve far guadagnare....posso capire che certo una birreria pizzeria possa non avere un tipo di clientela o cmq una organizzazione tale da non essere in grado di accettare bene la presentazione di un libro (in quel caso cmq sarebbe meglio dire...."No grazie non posso") ma il caffè letterario....perchè si chiama così?? Solo perchè è più chic associare "Letterario" a cornetto e cappuccino???

 
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marco.kapp
view post Posted on 27/4/2011, 08:27




Ti dirò... anch'io capisco che i locali debbano rientrare nelle spese. Ma penso che i soldi non dovrebbero andare a cercarli agli "intrattenitori".
Penso (e correggetemi se sbaglio) che se un locale invita dei cantanti, degli scrittori o fa qualsiasi tipo di spettacolo, si presume che la gente venga per vedere lo spettacolo e che quindi non dispiaccia loro versare qualche euro in più. Basta mettere un obbligo di consumazione ed è fatta.
Capisco che se un bar tiene uno spettacolo all'anno ci sono meno probabilità che la gente venga; ma se un locale (ad es. il Galetér a Montichiari) si costruisce la "fama" di locale di artisti, ci saranno sempre un sacco di abituées che parteciperanno.
E' il principio dell'imprenditoria: se vuoi fare un miglioramento della tua attività puoi investire in qualcosa di innovativo. All'inizio sarai in perdita, ma se l'investimento è azzeccato i guadagni compenseranno le spese. Bisogna a volte ragionare con un po' più lungimiranza, cosa che alcuni non sono in grado di fare.
 
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view post Posted on 27/4/2011, 08:38
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Zelante Istrionica Etnea

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Uno degli elementi base del commercio o cmq di qualunque attività in proprio è quello che tecnicamente si chiama "rischio d'impresa"....in Italia non sappiamo cosa significhi...in Italia gli imprenditori (di ogni ordine e grado) pensano che l'unico elemento importante si invece la "libertà imprenditoriale"...ossia fatemi fare tutto ciò che voglio senza limiti ne costrizioni, ma garantitemi cmq di poter guadagnare un mucchio di soldi.

In effetti è vero...che ti costa fa leggere ad uno scrittore alcune pagine di un suo libro??
O di solito offrono qualcosa da mangiare o bere?? Perchè se no non capisco di che ti tipo di spese si devono rifare se ti permettono di interagire per un po' con i loro avventori??

 
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marco.kapp
view post Posted on 29/4/2011, 09:37




Come promesso in un altro thread, ecco alcune delle foto scattate durante la presentazione del mio romanzo a Chiari (BS) lo scorso novembre.

Io, Giuseppe, l'editore Luigi Petruzzelli e il giornalista (di spalle) Massimo Venturelli, prima dell'inizio della presentazione.
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Giuseppe e io
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Il giornalista Massimo Venturelli introduce il romanzo
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Nel pubblico, al centro, la nostra Raffaellina; alla sua sinistra l'amica Luisa.
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Primo piano di Raffaellina
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Intervento di Giuseppe
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Panoramica del pubblico presente in sala
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Io che leggo un brano del romanzo
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Autografi
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Giuseppe parla con un amico
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Raffaellina
view post Posted on 29/4/2011, 09:43




WOW!!!!!
GRAZIE MARCO e complimenti a te!!!
 
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view post Posted on 29/4/2011, 15:06
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wow!!!!! ma io voglio leggerlo! :2kfrio.gif:
Complimenti Marco (anche a te Raf, sei proprio bella!!).
Nel week end spero di leggere quella cosa là :hanggds74.gif:
 
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51 replies since 7/12/2010, 18:02   512 views
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