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Diritti umani e pena di morte

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qweedy
view post Posted on 21/12/2014, 21:48




Usa, giustiziato a 14 anni nel 1944. È lui il più giovane condannato a morte negli Stati Uniti nel XX secolo.
Dopo 70 anni la verità: era innocente



George Stinney è stato ucciso sulla sedia elettrica a 14 anni, ragazzo di colore condannato nel 1944 per l'uccisione di due bambine bianche, dalle autorità del South Carolina. Dopo 70 anni un giudice dimostra che era innocente.

Una sentenza sbagliata, che però è stata eseguita a sole 12 settimane dall'arresto e ha portato alla morte del giovane.
Oggi però a 70 anni di distanza, la giustizia restituisce a George almeno l'innocenza, se non la vita.

www.huffingtonpost.it/2014/12...n_6347290.html

www.corriere.it/esteri/14_dic...549a5a23.shtml
 
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qweedy
view post Posted on 8/1/2015, 15:15




Esecuzioni programmate in Texas per i prossimi mesi:

519) Richard Vasquez, January 15, 2015 (280th and Last Execution Under Gov. Perry)
520) Arnold Prieto, January 21, 2015 (First Execution Under Gov. Abbott)
521) Garcia White, January 28 ,2015
522) Robert Ladd, January 29, 2015
523) Donald Newbury, February 4, 2015
524) Lester Bower, Jr, February 10, 2015
525) Rodney Reed, March 5, 2015
526) Manuel Vasquez, March 11, 2015
527) Randall Mays, March 18, 2015
528) Kent Sprouse, April 9, 2015
529) Manuel Garza, April 15, 2015
530) Robert Pruett, April 28, 2015
531) Charles Derrick, May 12, 2015


 
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qweedy
view post Posted on 17/1/2015, 21:39




Amnesty International Azione urgente
Raif Badawi in carcere solo per aver creato un sito web e aver espresso le sue opinioni. La sua famiglia è in Canada mentre lui sta scontando la sua condanna in Arabia Saudita.

Il 1° settembre 2014 la corte d'appello di Gedda ha giudicato Badawi colpevole di aver creato e amministrato il forum di discussione "Liberali dell'Arabia Saudita" e aver insultato l'Islam.

Amnesty International ha appreso che venerdì 9 gennaio l'attivista dell'Arabia Saudita Raif Badawi è stato sottoposto alle prime 50 delle 1000 frustate cui è stato condannato, oltre che a 10 anni di carcere e a una multa di un milione di rial sauditi (poco meno di 200.000 euro), per nient'altro che aver esercitato il suo diritto alla libertà d'espressione.

L’Arabia Saudita ha condannato l’attacco contro il settimanale satirico Charlie Hebdo, «colpevole» di aver offeso l’Islam con le sue vignette.Lo stesso paese ha condannato a 1000 frustate e 10 anni di carcere un uomo «colpevole» di aver offeso l’Islam coi suoi post. Raif Badawi è un prigioniero di coscienza, il cui unico ‘reato’ è stato quello di esercitare il diritto alla libertà d’espressione fondando un blog.



Le prime 50 frustate sono state somministrate in pubblico a Gedda dopo la preghiera del venerdì, all'esterno della moschea di al-Jafali. Le restanti 950 frustate saranno eseguite nelle 19 settimane successive, ogni settimana 50 frustate.

Amnesty International continua a sollecitare le autorità saudite a non procedere all'esecuzione della pena e a rilasciare immediatamente e senza condizioni Raif Badawi, che è un prigioniero di coscienza.
L'organizzazione per i diritti umani ricorda che le frustate, così come altre forme di sanzione corporale, sono vietate dal diritto internazionale.





Qualche giorno fa Badawi è stato trasferito dalla sua cella alla clinica del carcere per un controllo. Il medico ha verificato che le lacerazioni causate dalle 50 frustate ricevute il 9 gennaio non si erano ancora cicatrizzate e che il detenuto non avrebbe potuto sopportarne un’ulteriore serie.
Il medico ha raccomandato che la sessione di frustate sia rinviata almeno di una settimana. Non è chiaro se le autorità saudite si comporteranno di conseguenza.
E non è detto che sopravviva a quella che somiglia a una sorta di esecuzione capitale a puntate.

“Non solo questo rinvio per motivi di salute mostra la profonda brutalità di questa punizione, ma ne sottolinea anche l’oltraggiosa inumanità. L’idea che a Badawi sia concesso di riprendersi in modo da poter soffrire di nuovo è macabra e vergognosa” – ha dichiarato Said Boumedouha, vicedirettore del programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International.
“Le frustate sono proibite dal diritto internazionale insieme ad altre forme di pena corporale. La punizione di Badawi pare per il momento sospesa ma non c’è modo di sapere se le autorità saudite accetteranno la raccomandazione del medico. Badawi corre ancora il rischio di essere frustato” – ha sottolineato Boumedouha.
Per Raif Badawi si sono mobilitate tantissime persone nel mondo, compresi gli attivisti di Amnesty International.

Amnesty International Italia ha promosso un appello online che può essere firmato all’indirizzo http://j.mp/1yd9ZTD e ogni giovedì manifesterà di fronte all’ambasciata dell’Arabia Saudita a Roma per chiedere la fine delle frustate e la liberazione di Badawi, che l’organizzazione per i diritti umani considera un prigioniero di coscienza.



Fino a quando la fustigazione pubblica di Badawi andrà avanti, Amnesty International Italia protesterà, alla vigilia di ogni nuova sessione di frustate, di fronte all'ambasciata dell'Arabia Saudita.
Prossimo appuntamento giovedì 22 gennaio, ore 11, via G.B. Pergolesi 9 Roma.

L’esperienza delle frustate, oltre a essere degradante (a maggior ragione quando, come in questo caso, avviene in pubblica piazza, di fronte a una folla festante), è devastante dal punto di vista fisico. La pelle si apre e non basta una settimana a cicatrizzare le ferite.

E anche qualora questo terribile castigo verrà sospeso, occorrerà proseguire la campagna per l’annullamento della condanna a 10 anni di carcere.
Raif è detenuto dal 17 giugno 2012 nel carcere di Briman, a Gedda. Il suo avvocato, Waleed Abu al-Khair, è anche egli stesso in carcere per scontare una condanna a 15 anni per il suo attivismo pacifico.

www.amnesty.it/Arabia_Saudita...line_apostasia

www.amnesty.it/flex/cm/pages/...ina/6154/P/100

www.amnesty.it/Rinvio-frustat...esta-punizione

"Perché sei in carcere papà? Me lo chiedo ogni giorno" dice suo figlio Doudi in questa lettera struggente.
Video

Edited by qweedy - 17/1/2015, 21:56
 
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qweedy
view post Posted on 12/3/2015, 21:44




USA, MANCANO I FARMACI LETALI PER LE ESECUZIONI, SI TORNA A PARLARE DI FUCILAZIONE E SEDIA ELETTRICA


Il Senato dello Utah ha approvato una legge che autorizza la fucilazione dei condannati a morte nel caso in cui non siano disponibili i farmaci da usare per l'iniezione letale. Se verrà firmata dal governatore Gary Herbert, lo Utah sarà il primo Stato americano a far tornare in auge il 'plotone di esecuzione' come risposta alla penuria di pentobarbital, il barbiturico per anni usato per le iniezioni letali fino a quando recentemente la UE ne ha vietato l'esportazione negli Stati Uniti proprio per impedirne l'uso nelle esecuzioni.

In realtà, lo Utah rischia di precedere di poco il Wyoming dove nel gennaio scorso una analoga legge è stata approvata dal Senato e ora è al vaglio della Camera, mentre il Tennessee nel maggio dello scorso anno ha deciso di rimettere in funzione la sedia elettrica di fronte alle difficoltà di poter procedere con l'iniezione letale.



Lo Utah ha vietato la morte per fucilazione nel 2004, anche se i detenuti che erano già stati condannati a morte avevano potuto scegliere la modalità della loro esecuzione. L’ultima condanna a morte per fucilazione è avvenuta nel 2010: Ronnie Lee Gardner, 49 anni, decise di essere fucilato nel carcere di Salt Lake City.



La postazione nella prigione dello stato dello Utah dov’è stato ucciso Ronnie Lee Gardner, fucilato nel 2010. Sono visibili i fori dei proiettili.


Il governatore Herbert non ha comunque ancora reso noto se firmerà la legge, limitandosi a ribadire che l'ineizione letale rimane il metodo preferito ma ha ammesso che lo Stato ha difficoltà ad ottenere i farmaci necessari per portare a termine le esecuzioni.


 
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qweedy
view post Posted on 1/4/2015, 21:25






Esecuzioni in calo nel 2014, ma aumentano le condanne a morte.

Nel suo consueto rapporto annuale sulla pena di morte nel mondo, Amnesty International rileva due fenomeni contrastanti.
Da un lato, il numero dei paesi che nel 2014 hanno eseguito condanne a morte è rimasto basso (22, lo stesso del 2013).

La pena capitale rimane un’eccezione nel mondo odierno ed è concentrata soprattutto in Medio Oriente e Asia: Iran, Iraq e Arabia Saudita sono stati responsabili del 72 per cento delle esecuzioni a livello globale e, se avessimo a disposizione i dati sulla Cina, la percentuale di questi quattro paesi potrebbe ampiamente superare il 90 per cento.

Dall’altro, rispetto al 2013 il numero delle condanne a morte è notevolmente aumentato: almeno 2466 rispetto a 1925. L’incremento si deve essenzialmente agli sviluppi in Egitto e Nigeria, dove centinaia di persone sono state condannate alla pena capitale nel tentativo, futile e di corto respiro, di contrastare in questo modo le minacce alla sicurezza, l’instabilità politica e il terrorismo.

La Cina, che da sola esegue più condanne a morte che il resto del mondo (si stima siano migliaia ogni anno) continua a circondare la pena di morte col segreto di stato ed è impossibile avere informazioni attendibili sull’uso della pena capitale in Corea del Nord.

Inoltre, il secondo paese al mondo per numero di esecuzioni, l’Iran, ne ha ammesse 289 mentre secondo altre fonti attendibili il totale sarebbe di 743, una media di due al giorno.

L’elenco dei cinque principali esecutori di condanne a morte si completa con l’Arabia Saudita (almeno 90 esecuzioni), l’Iraq (almeno 61) e gli Stati Uniti d’America (35), unico paese del continente americano ad eseguire condanne a morte. In Usa le esecuzioni hanno avuto luogo in sette stati (erano stati nove nel 2013) e quattro di questi (Texas, Missouri, Florida e Oklahoma) sono stati responsabili dell’89 per cento delle esecuzioni.

Quanto all’Europa, la Bielorussia si conferma l’unico paese della regione a eseguire condanne a morte.

La preoccupante tendenza a combattere le minacce alla sicurezza interna ricorrendo alla pena di morte è stata visibile in ogni parte del mondo. In Cina, in Arabia Saudita, Corea del Nord e Iran, i governi hanno continuato a usare la pena di morte come strumento per sopprimere il dissenso politico.


tratto da: http://lepersoneeladignita.corriere....o-le-condanne/




(in blu i paesi che hanno votato a favore della moratoria universale della pena di morte)
 
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qweedy
view post Posted on 27/4/2015, 20:40




L'Europa affonda nella vergogna per il mancato soccorso di rifugiati e migranti in mare



Il vertice europeo straordinario sull’immigrazione di due giorni fa ha sollevato tantissime critiche: il mondo cattolico, la Cei e il Vaticano, così come le Ong, da Amnesty International a Medici senza frontiere, rimproverano all’Ue di aver perso un’occasione per dimostrare solidarietà. Il vertice europeo ha deciso "un'operazione per salvare la faccia, non le vite umane," privilegiando il controllo delle frontiere alle missioni di ricerca e salvataggio.

Il punto centrale è quello del soccorso in mare, dopo che l'operazione Mare Nostrum, che prevedeva che le azioni di ricerca e salvataggio si spingessero quasi fino alle coste libiche, è stata sostituita da Triton, che, però, è una missione di sorveglianza delle frontiere marittime, limitata a poche decine di miglia dalle acque costiere italiane

L’Unione europea ha deciso di triplicare i fondi per la missione Triton e di distruggere le navi usate dai trafficanti quando si trovano ancora nei porti del nord Africa (non si capisce bene come, bombardandole?).
Ma se il raggio d'azione dell'operazione Triton non verrà aumentato, migranti e rifugiati continueranno a morire.

Amnesty International mostra come la decisione di porre fine all'Operazione umanitaria della Marina militare italiana, Mare Nostrum, alla fine del 2014, abbia contribuito a un drammatico aumento delle morti di migranti e rifugiati in mare. Se i dati dei più recenti incidenti sono confermati, ben 1700 persone sono morte quest'anno, 100 volte di più rispetto allo stesso periodo del 2014.



La teoria mai provata secondo la quale Mare Nostrum abbia agito come un "fattore di attrazione" è stata ormai confutata anche dai dati che mostrano come il numero di rifugiati e migranti che hanno tentato di attraversare l'Europa via mare sia aumentato dalla fine dell'Operazione.

Dopo la chiusura di Mare Nostrum, i governi europei hanno incaricato l'agenzia Ue per il controllo delle frontiere, Frontex, di istituire l'Operazione Triton.

Tuttavia, Triton non è un'operazione di ricerca e soccorso. A differenza delle navi di Mare Nostrum, la cui operatività era estesa a sud di Lampedusa fino a circa 100 miglia nautiche, Triton è limitata a un pattugliamento di frontiera fino a 30 miglia nautiche al largo delle coste italiane e maltesi, lontano da dove la stragrande maggioranza delle imbarcazioni entra in difficoltà.

La stessa Frontex ha ammesso che le sue risorse sono "adeguate al suo mandato, che è quello di controllare i confini dell'Unione europea, non di pattugliare 2.5 milioni di km del Mediterraneo". Gran parte delle operazioni di ricerca e soccorso ricadono quindi sulle navi della Guardia costiera italiana. L'Ammiraglio Giovanni Pettorino, capo dei reparti operativi della Guardia costiera, ha dichiarato ad Amnesty International che le sue navi "non saranno in grado di prenderli tutti, se rimaniamo gli unici ad andare là fuori".
Anche le navi mercantili svolgono un ruolo importante nelle operazioni di salvataggio in corso, anche se non sono progettate, equipaggiate o addestrate per il soccorso marittimo.
Si stima che il 18 aprile 2015 oltre 800 migranti e rifugiati siano annegati durante il tentativo di salvataggio da parte di una nave mercantile.



"La Gran Bretagna offre uno dei pezzi forti della Royal Navy, la nave portaelicotteri Bulwark, tre elicotteri e due pattugliatori" ma a condizione "che le persone salvate saranno portate nel Paese sicuro più vicino, probabilmente in Italia, e che non chiederanno asilo nel Regno Unito".



"Finchè ci saranno guerra, dittature, terrorismo e miseria ci saranno i profughi, che andranno dove possono andare".
A mio parere, per quanto non semplice, facilitare l'accesso in Europa ai richiedenti asilo attraverso canali legali consentirebbe un maggior controllo sui flussi migratori, che sono inarrestabili. Un'azione comune di ricerca e soccorso, una sperimentazione per l'istituzione di vie d'accesso legali e sicure per chi cerca protezione in Europa e un piano europeo per l'accoglienza sono secondo me l'unica strada umanamente percorribile. Ma a quanto pare è ancora molto lontana.

liberamente tratto da www.amnesty.it/Crisi-umanitar...non-vite-umane e da Internet
 
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qweedy
view post Posted on 28/8/2015, 13:15







La risposta perfetta di un bambino alla questione dell'immigrazione.

Nel tuo asilo ci sono anche immigrati?

No, ci sono solo bambini!



tratto da:
http://dirittiumani1.blogspot.it/201....html?spref=fb
 
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qweedy
view post Posted on 9/9/2015, 20:55




11 settembre 2015 : si svolgerà in più di 60 città italiane che hanno aderito all'iniziativa, tra cui Venezia, Milano, Palermo, Roma, Cosenza, Napoli, Reggio Calabria, la marcia delle donne e degli uomini scalzi, in sostegno dei migranti, dei rifugiati e dei richiedenti asilo che troppo spesso sono vittime di politiche migratorie che danno priorità alla difesa dei confini piuttosto che alla vita umana.



La manifestazione, che punta a sollecitare le istituzioni a modificare le politiche migratorie europee e globali, ha quattro richieste: certezza di corridoi umanitari sicuri per vittime di guerre, catastrofi e dittature; accoglienza degna e rispettosa per tutti; chiusura e smantellamento di tutti i luoghi di concentrazione e detenzione dei migranti; creazione di un sistema unico di asilo in Europa (superando il regolamento di Dublino).

Qui l'elenco delle città in marcia:
http://donneuominiscalzi.blogspot.it/2015/...-in-marcia.html

Fiorella Mannoia feat. Frankie Hi-NRG MC
Non è un film

Video
 
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qweedy
view post Posted on 20/3/2016, 13:53




"La Turchia non è un paese sicuro per i migranti e i rifugiati e ogni procedura di ritorno sarà arbitraria, illegale e immorale a prescindere da qualsiasi fantomatica garanzia possa precedere questo finale già stabilito" Amnesty International

"Accordo sui migranti? Meglio dire "sulla pelle" dei migranti. Che vergogna questa Europa!" Gino Strada


UE-Turchia: l’accordo della vergogna

In un'Europa con più di 500 milioni di persone, l'arrivo di uno o due milioni di persone è subappaltato alla Turchia, un paese dove la libertà è sempre più a rischio. In cambio della benevolenza di Erdogan a tenersi i rifugiati (in quali condizioni, non si sa, la Turchia non aderisce alla Convenzione di Ginevra), i paesi europei sono pronti a concedere quasi tutto: sovvenzioni (minimo 3 miliardi di euro), soppressione dei visti per i cittadini turchi, rilancio del processo di adesione all'Unione e minore attenzione verso le violenze contro la minoranza curda e le violazioni dei diritti democratici in Turchia.



18 Marzo 2016
Dichiarazione di Loris De Filippi, presidente di Medici Senza Frontiere Italia

L'accordo con la Turchia dimostra ancora una volta come i leader europei abbiano perso completamente il contatto con la realtà. Il cinismo di questo accordo è evidente: per ogni siriano che dopo aver rischiato la vita in mare sarà respinto in Grecia, un altro siriano avrà la possibilità di raggiungere l'Europa dalla Turchia. L’applicazione di questo principio di porte girevoli riduce le persone a semplici numeri, negando loro un trattamento umano e il diritto di cercare protezione in Europa.

L'accordo UE-Turchia è la perfetta illustrazione di questo approccio pericoloso. Lo schema di ammissione volontaria proposto per i siriani in Turchia non è basato sui bisogni di assistenza e protezione di chi fugge dalla guerra, ma sulla capacità della Turchia di frenare le partenze verso l’Europa. Inoltre a prescindere dalla legalità di questo accordo, è lecito domandarsi se la scelta di respingere persone verso il paese che già ospita il maggior numero di rifugiati al mondo rappresenti davvero una strategia responsabile.

Di fronte alle ragioni di vita e morte di chi cerca protezione in Europa è vergognoso che il solo passaggio sicuro offerto dai leader europei sia condizionato al numero di persone che saranno respinte.

Allo stesso modo, anche l’assistenza umanitaria che l’Europa offre alla Turchia è null’altro che uno strumento per ottenere un “contenimento” del numero di rifugiati e migranti dalle proprie coste. Questo è del tutto inaccettabile. L’assistenza umanitaria dovrebbe essere basata sui bisogni delle persone, non sulle agende politiche dei governi.

Sarebbe davvero tempo che i governi europei iniziassero ad affrontare la realtà e, attraverso l’apertura di vie legali e sicure, offrissero una risposta responsabile, unitaria, umana e dignitosa all’inarrestabile richiesta di protezione e assistenza da parte di persone che fuggono da situazioni disperate.

Cosa prevede l'accordo:
www.internazionale.it/notizie/2016/...uropa-e-turchia
www.repubblica.it/esteri/2016/03/18...chia-135813440/
 
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