Emozioni. La prima cosa che associo a questo secondo volume della trilogia sono le emozioni. Da tanto un libro non mi prendeva così: gioia, ansia, disperazione, rabbia (la gioia poco meno, viste le situazioni!)..le ho sentite mie. Prima fra tutte la voglia di Fitz di pestare Regal: ancora mi chiedo perchè non l'abbiano sbattuto in cella a far da cibo per i ratti già nel libro precedente, quando è stato sventato l'attentato ai danni di Veritas. Veritas sa benissimo di che pasta è fatto suo fratello e allora perchè non intervenire più a fondo? Regal è una mina vagante: subdolo, viscido, spietato ma anche borioso e viziato..al limite tra la scaltrezza e l'infantilità.
Accidenti, ora che ci penso un po' mi ricorda Loki, con la differenza che Loki lo amo
Adoro Veritas, ma non mi capacito della sua decisione di lasciare Castelcervo. E' vero, qualcuno doveva pur andarci..doveva andarci lui, comprensibile anche questo. Ma era troppo ovvio quello che sarebbe successo al castello con la sua assenza. Come si dice, scegliere il male minore..
Ora chissà cosa riserverà il futuro a Fizt: una vita nell'ombra come il suo mentore, al servizio del suo re? (io do per scontato che Veritas tornerà bello sano e salvo, o anche acciaccato non importa. Basta che torni)
La lettura è stata molto fluida, accidenti se scrive bene la cara Hobb: aprire il libro equivale ad aprire la porta per Castelcervo..
Non l'avrei mai detto ma anche se il pov è limitato ad un solo personaggio questo non pregiudica l'empatia con tutti gli altri (merito anche dell'Arte direi, bella trovata XD)
Una piccola impressione: un po' triste, secondo me, la scelta di tradurre Lord Bright con Messer Splendid. A parte che mi sembra il nome di un detersivo scadente (e quel Messer invece di Lord non aiuta per niente, anche considerando che a tutti gli altri il titolo Lord non viene tradotto )..io, da suddito, non prenderei mai sul serio uno che si chiama Splendid