Ho trovato questo libro molto affascinante. Si può dire affascinante di un libro? Non ne sono sicura, ma questo per me lo è.
Mi è piaciuto tutto, l’ambientazione nelle dolomiti friulane in un paese dal nome inventato ma molto realistico, la storia, i personaggi. A proposito di personaggi, a mio avviso Teresa Battaglia è un personaggio riuscitissimo, notevole sotto tutti i punti di vista, non è il classico commissario che si trova nei libri, non ha nulla che si possa paragonare ad altri suoi omonimi. E’ una donna forte e fragile allo stesso tempo, tormentata, non più giovanissima e anche diabetica, eppure possiede una notevole forza e una grande determinazione. E’ molto brava nel suo lavoro e ci tiene a non farsi vedere debole davanti ai suoi sottoposti
(soprattutto da quando ha capito che potrebbe avere un inizio di Alzheimer)
che l’hanno capita e fanno in modo di non metterla mai in imbarazzo in questo senso.
L’incontro con l’ispettore Marini non è stato dei migliori e il seguito è stato anche peggio
(all’inizio lui si è andato a presentare all’unico uomo che pensava fosse il commissario, poi per scusarsi ha portato delle paste in ufficio non sapendo che lei era diabetica)
ma proprio per questo ho capito che questa coppia sarebbe funzionata alla grande.
Tra le sue tante frasi mi sono segnata questa
CITAZIONE
“ Che peccato, stavi andando così bene e poi sono arrivate quelle scuse così vigliacche. Un vaffanculo non ha mai fatto male a nessuno, ricordalo.”
detta a Marini e che dimostra che sta iniziando a considerarlo uno della squadra. Mi è piaciuto tanto il loro rapporto così come oltre il commissario mi è piaciuto molto lui. Marini è un ragazzo sveglio, non ha esperienza sul campo ma è molto intelligente e coglie subito i consigli che gli vengono dati.
Sarà proprio grazie ad un consiglio di Teresa sul documentarsi e studiare che lui arriverà a capire le somiglianze di questo caso con uno di cui aveva letto di recente in un libro di psicologia e da qui si capirà anche molto di più su quello che era successo in quella clinica di cui venivano narrati gli avvenimenti di una trentina d’anni prima.
Gli abitanti di Travenì sono chiusi, nelle loro case, nei loro problemi che non vogliono far sapere all’esterno, con un forte senso di comunità che purtroppo in questo caso è di intralcio alle indagini perché non c’è collaborazione da parte di nessuno. Si salvano solo i bambini, Lucia, Mathias, Oliver e Diego che con i loro racconti hanno aiutato notevolmente il commissario e sarà proprio grazie a questo aiuto che si riuscirà a capire qualcosa di più su dove possa nascondersi l’assassino.
La parte finale è stata adrenalinica ma c’è stato anche il lato tenero e delicato.
MI è piaciuto molto quando Teresa ha voluto con sé Gloria, la madre del bimbo rapito, prima di entrare nella miniera e poi tutto quello che è accaduto all’interno l’ho trovato molto dolce.
Per me questo libro è molto bello e lo consiglio assolutamente.
Non vedo l’ora di leggere altre avventure con Teresa Battaglia protagonista.