Su aNobii scrissi... sotto spoiler perché ci sono... spoiler...
Finito di leggere questa notte e, come mi aspettavo, ho ritrovato tutti gli elementi classici che rendono i romanzi giapponesi così particolari agli occhi di noi occidentali.
Come sempre, non importa quale sia il mistero, non c'è necessità di una risposta... spesso alcune cose hanno la necessità di restare inspiegate.
Come ripetuto più volte da molti personaggi... la risposta è chiara, ma non le si da voce. Quindi, alla fine, ogni risposta è quella giusta.
Sono presenti molti archetipi della cultura classica comune a vari popoli, qui evidenziati dai miti greci che hanno innegabilmente costituito l'ossatura di tutte le tragedie a venire, e alcuni frammenti della mitoloigia fantastica giapponese.
Il luogo magico, vicino ma lontano rispetto al nostro, dove gli spiriti e i vivi possono arrivare, pagando il prezzo dell'oblio o creando gossi sconvolgimenti nel mondo di provenienza. Il bosco, difesa dell'altrove, dove ci si perde non solo fisicamente. Gli spiriti guida, sopra il bene e il male, spiriti inquieti, gli spiriti e basta, che guidano o posseggono i protagonisti. E gli umani, completi o spezzati (per loro stessa volontà o vittime del caso), che vivono le loro vite interagendo tra loro come nelle spirali di un labirinto, toccandosi ma senza mai venire veramente in contatto o venendoci, ma senza rendersene conto.
In tutto questo scenario dove la materia e lo spirito si mescolano diventando una cosa sola, si dipanano le storie dei protagonisti, che vivono la loro vita come su un palco, marionette di un destino voluto da altri (non uomo, non dio e non Budda), che li costringono a compiere passi che li porteranno verso la fine, una fine che li metterà in pace con loro stessi o che porterà la pace ad altri.
Non ho trovato molti interrogativi lasciati in sospeso, forse perché sapevo non ci sarebbero state spiegazioni o perché, quelle che ho letto tra le righe, mi sono sembrate adeguate a dove il racconto mi stava portando.
Che Miss Saeki fosse la madre di Kafka era irrilevante. Nel momento in cui ad entrambi serviva la figura di riferimento per mettersi in pace con le colpe del passato, hanno trovato questa figura nell'altro.
Johnny Walker, come Miss Saeki e Nakata, ha visitato - volontariamente o meno - l'altrove. I tre hanno reagito diversamente a questo contatto, ma tutti e tre sono cambiati e non sempre in meglio.
Kafka, essendo figlio di Johnny Walker e (forse) di Miss Saeki ha concentrato dentro di sé la capacità di essere toccato dall'altrove... il ragazzo corvo è sempre, o quasi, alle sue spalle.
Ma il ragazzo corvo non può distruggere lo spirito inqueto di Johnny, ucciso fisicamente da Nakata e, attraverso lui, rinato al mondo per riuscire a sfuggire al limbo e passare nell'altrove dove avrebbe riassunto tutti i suoi poteri (o quelli del flauto).
Solo Hoshino, materiale e senza legami con l'altrove, poteva maneggiare la porta e uccidere lo spirito quando il momento sarebbe stato opportuno... chiudendo il cerchio e ripristinando l'ordine cosmico, fino alla prossima volta, almeno.
Forse troppo contornto... ma mi ha soddisfatto e non ha lasciato interrogativi.