Di solito non impazzisco per i romanzi distopici, ma questo libro mi ha incuriosita appena l’ho visto su Il libraio e ho letto la trama.
La situazione è incredibile. Il nuovo governo degli Stati Uniti consente alle donne di dire non più di 100 parole al giorno altrimenti scatta una scossa potente dal bracciale che sono obbligate a portare (e che ovviamente non è possibile togliere). Questo fatto è alquanto inquietante, soprattutto se viene applicato indifferentemente a bambine, giovani donne e anziane signore. E se il limite di parole non fosse sufficiente, ecco che salta fuori che le donne non possono nemmeno lavorare, leggere, scrivere, iaggiare. A loro è concesso solo di occuparsi della famiglia e fare figli. Praticamente è stato azzerato tutto quello che è stato conquistato con fatica nel corso degli anni. Un vero incubo per la popolazione femminile. Ah no, dimenticavo, possono imparare a far di conto (così possono andare a fare la spesa), unica concessione della scuola insieme a corsi di economia domestica. E gli uomini? Per loro non cambia nulla, anzi, hanno acquisito potere non avendo a che fare con delle proprie pari ma con delle sottoposte. Che amarezza tutto questo. E vogliamo aggiungere anche la faccenda del Manifesto della Purezza? Sì, perché il governo ha dato ampio spazio di margine alla Chiesa e il gruppo di persone con a capo il reverendo Carl è alquanto inquietante, soprattutto sapendo che fine fanno le donne che vengono scoperte ad aver avuto atteggiamenti contrari ai principi di questo Manifesto.
Ok, è un libro, però secondo me è impossibile non pensare a cosa succederebbe se tutto questo capitasse davvero ora, nel 2018.
Mi è piaciuto il modo in cui si è sviluppata la storia anche se qualcosa si è perso man mano che si andava avanti con le pagine. Ho infatti trovato l’inizio più avvincente rispetto il seguito, da circa metà libro in poi,
per esattezza da quando inizia la sommossa nel laboratorio,
ho trovato tutto troppo affrettato, così come il finale. Non so, se il libro fosse stato tutto come la parte iniziale l’avrei promosso a pieni voti, in questo caso lo promuovo lo stesso per l’idea e per una parte di esso, ma senza esagerazioni.
Molto carina la parte finale dei ringraziamenti dove l’autrice scrive:
E infine grazie a mio marito Bruce, che mi sostiene in quasi tutto quello che faccio. E che mai e poi mai mi direbbe di parlare meno.