Quelli Che i Libri - Forum Libri e Letteratura

Suicide Forest - serie World's Scariest Places, Vol 1° - Jeremy Bates

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 15/11/2020, 19:24
Avatar

Biting's excellent.
It's like kissing.
Only there's a winner.

Group:
QCiL
Posts:
24,483
Location:
Bologna

Status:


26594914._SY475_

Titolo Suicide Forest
Autore Jeremy Bates
Serie World's Scariest Places #1
Genere horror
Paese U.S.A.
Lingua inglese
Prima edizione 2014
Editore Ghillinnein Books
Pagine 440
Trama
Just outside of Tokyo lies Aokigahara, a vast forest and one of the most beautiful wilderness areas in Japan...and also the most infamous spot to commit suicide in the world. Legend has it that the spirits of those many suicides are still roaming, haunting deep in the ancient woods.
When bad weather prevents a group of friends from climbing neighboring Mt. Fuji, they decide to spend the night camping in Aokigahara. But they get more than they bargained for when one of them is found hanged in the morning—and they realize there might be some truth to the legends after all.

¥¥¥¥¥¥¥¥¥¥


Siamo in Giappone, in uno dei luoghi più misteriosi e cupi del paese, dove basta descrivere la zona per far scendere un brivido lungo la schiena... ma, nonostante tutto, abbiamo tra le mani un libro che si può descrivere solo come brutto, superficiale e troppo lungo.
Sulle oltre 400 pagine, solo le ultime 100/150 si possono dire interessanti. Il resto sono gli sproloqui del protagonista, che narra in prima persona quello che accade.
In breve... come già detto siamo in Giappone. Il protagonista è un americano, da cinque anni nel paese come insegnante di inglese. Con lui la fidanzata, anche lei americana e insegnante, un altro collega occidentale (che convive con una giapponese) e un nipponico che scimmiotta gli amici americani. Aggiungiano un militare in vacanza, amico della fidanzata, e due turisti israeliani incontrati per caso e il gruppo è al completo.
Tranne il giapponese, nessuno di loro parla o legge la lingua locale... perché è normale, dopo quasi 5 anni nel paese, non essersi mai preoccupati di studiare due righe di giapponese.
Così come sembra naturale decidere, perché forse pioverà, di rinunciare alla scalata del Fuji per passare una notte nella foresta di Aokigahara, nota per essere il luogo prescelto dagli aspiranti suicidi per portare a termine i loro progetti.
Con un paio di merendine e poca acqua a disposizione il gruppo decide, dopo vari tira e molla (che, per tutta la durata del libro, si ripresenteranno ogni volta che dovranno decidere qualcosa), di abbandonare il sentiero segnalato e di innoltrarsi nella foresta... perché vogliono vedere un suicida.
Tralasciando il fatto che un po' di provviste sarebbero servite anche se fossero saliti sul Monte Fuji, sorvolando sul desiderio di fare corpse watching, chiudendo un occhio sull'irresponsabilità di tutti rispetto le basilari regole di sopravvivenza, cercando di non fare caso a tutti gli incidenti menomanti che subiscono ma che permettono comunque di scalare alberi e correre per la foresta... quello che leggiamo, nelle prime 300 pagine, non è altro che un ripetersi delle stesse situazioni.
Litigate, per gelosia o troppo testosterone. Spaventi, perché c'è troppo silenzio e/o rumori misteriosi e/o tracce lasciati dai suicidi e/o tentativi di ammazzarsi perché non guardano dove camminano.
Litigate, perché ci siamo persi e non sappiamo cosa fare e perché rischiamo di morire... nonostante tutti gli avvertimenti ricevuti da chiunque.
Dopo 300 pagine le cose si velocizzano... finalmente salta fuori il nemico ma, come per l'assoluta ignoranza della lingua e tradizione giapponese (tranne quelle cose banali che puoi vedere in qualsiasi film occidentale che parli del Giappone), anche in questo caso non ci troviamo davanti un prodotto della tradizione (foresta dei suicidi... anime inquiete... yūrei...) ma nel classico scenario da B movie horror americano.
Il finale è talmente sbrigativo e fastidioso da essere il coronamento perfetto per la storia che l'ha preceduta.


1 / 5
 
Top
view post Posted on 16/11/2020, 10:48
Avatar

権叔父

Group:
Member
Posts:
1,125

Status:


Quando ho iniziato a interessarmi al giapponese ho letto varie opinioni in giro per il web oltre alle esperienze di chi (soprattutto statunitensi) è andato in Giappone per motivi lavorativi: quello che ne è risultato è che la maggior parte non sapeva spiccicare una parola di giapponese (e ovviamente non sapeva neanche leggere una frase) perché, essendo perlopiù insegnanti di inglese o impiegati nel settore della hi-tech, erano costantemente immersi in ambienti in cui si parlava solo inglese e non hanno mai avuto la possibilità/l'interesse di apprendere seriamente un po' di giapponese. A questi fattori si può probabilmente aggiungere anche il fatto che la popolazione locale non è tradizionalmente molto aperta agli stranieri quindi è difficile interagire in maniera significativa usando il giapponese. Questo solo per dire che non è così scontato che uno conosca il giapponese pur vivendo in Giappone da parecchio tempo (poi è ovvio che se uno fa il pescivendolo, commesso, netturbino, pizzaiolo ecc. DEVE conoscere il giapponese almeno ad un livello di base: quello che ho scritto vale solo per una certa categoria di stranieri che lavorano in ambienti completamente "anglofoni").

Per quanto riguarda il libro: capisco che quando un americano (in questo caso canadese) viene a sapere che esiste una foresta famosa per i suicidi che vi avvengono non può resistere alla tentazione di scriverci un libro con una trama da film di serie Z, però secondo me certi argomenti andrebbero raccontati solo da chi ha una conoscenza sociale/culturale adeguata dell'argomento. Dal tuo commento invece mi sembra di capire che questo Bates abbia descritto il Giappone come se si trattasse degli Stati Uniti.
 
Top
view post Posted on 18/11/2020, 15:57
Avatar

Biting's excellent.
It's like kissing.
Only there's a winner.

Group:
QCiL
Posts:
24,483
Location:
Bologna

Status:


Per le professioni specialistiche può essere che non si senta la necessità di imparare la lingua locale, ma i vari protagonisti sono insegnanti... un limitato contatto con la lingua dovrebbero averlo, anche solo per interesse personale.

Bates, nei due libri che ho letto, sembra poco interessato alla cultura locale, tranne che per il poco che gli serve per la trama.
I suoi personaggi sarebbero poco credibili anche in storie ambientate in terra americana.
 
Top
2 replies since 15/11/2020, 19:24   20 views
  Share