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La nuit a dévoré le monde, Pit Agarmen (pseudonimo di Martin Page)

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view post Posted on 14/2/2021, 18:19
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Titolo originale La nuit a dévoré le monde
Autore Pit Agarmen (pseudonimo di Martin Page)
Genere horror
Paese Francia
Lingua francese
Prima edizione 2012
Editore Robert Laffont
Pagine 230
Trama
Quand les hommes se transforment en zombies, et qu'un jeune écrivain se trouve seul confronté à cette violente apocalypse, il n'est finalement pas si surpris. Depuis longtemps l'homme a fait preuve de sa décadence et de sa cruauté. Aujourd'hui, un pas de plus dans l'abomination a été franchi : il est devenu un monstre anthropophage.
Face à cette nuit de cauchemar, tel Robinson sur son île, le jeune survivant s'organise. Il vit reclus dans un appartement et se croit un temps à l'abri, en dépit des attaques répétées des morts-vivants. Mais la folie de ce nouveau monde fait vaciller sa propre raison. Pour échapper au désespoir, il réapprend à vivre et à lutter, Armé d'un fusil, il découvre avec surprise qu'il peut tuer et qu'il a même un certain talent pour ça. En réinterrogeant son passé, il se livre aussi à une introspection sensible sur sa propre condition et les raisons de ses échecs passés. C'est son inadaptation à la société des hommes qui explique peut-être sa survie à cette fin du monde.
Un roman d'action, littéraire et psychologique, qui reprend les codes du genre pour mieux les subvertir.

¥¥¥¥¥¥¥¥¥¥


Anni fa avevo visto il film che hanno tratto da questo romanzo e, rispetto ai vari prodotti dedicati agli zombie, mi era piaciuto per l'atmosfera relativamente tranquilla.
Non abbiamo un eroe che combatte orde di non morti, salvando la bella di turno e/o il piccolo gruppo di sopravvissuti, ma un intellettuale asociale che si ritrova solo e incolume dopo la notte che ha visto trasformare l'umanità in non morti.
C'è qualche differenza tra romanzo e film, il secondo ha scene più movimentate per tenere desto l'interesse dello spettatore, ma sono scene presenti anche nel libro, anche se limitate agli incubi del protagonista.
L'intero romanzo è un lungo dialogo con sé stesso del nostro Antoine, scrittore di scarsa fama, e del suo rapporto con gli onnipresenti e sempre affamati zombie.
Rispetto ad altri romanzi simili (mi è venuto automatico il paragone con Diario di un sopravvissuto agli zombie di J.L. Bourne) il percorso di Antoine è molto più credibile.
Depressione, euforia, istinti suicidi e decisione di sopravvivere comunque, nonostante tutto accompagnano la discesa all'inferno e la riconquista di una sorta di normalità, con momenti di ricaduta nella follia fino all'epilogo che offre un piccolo spiraglio di salvezza.
Nell'insieme un approccio un po' diverso e più realistico rispetto ai colleghi d'oltre oceano.


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view post Posted on 1/4/2021, 13:36
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権叔父

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Sono d'accordo con taksya: ho trovato l'approccio di Page decisamente più realistico della classica situazione di un gruppo di sopravvissuti che se ne va a spasso in cerca di una colonia di umani sopravvissuti.
Devo però ammettere che tutta questa introspezione e questo immobilismo (alla fine l'azione è limitata a pochissime pagine, la maggior parte del libro consiste in riflessioni e ricordi del protagonista) mi hanno reso la lettura abbastanza pesante: avrei preferito che ci fosse qualche elemento che desse un po' di brio alla narrazione.
In ogni caso, le elucubrazioni del protagonista sul senso della civiltà e sul nuovo equilibrio stabilitosi in seguito all'arrivo degli zombie sono di una profondità secondo me ineguagliata per quanto riguarda il panorama post-apocalittico. Il protagonista ripete spesso che l'unico motivo per cui lui è vivo al contrario degli altri è la sua asocialità, che lo ha preparato già da anni a vivere in solitudine e a cavarsela da solo - dal punto di vista materiale ma soprattutto psicologicamente (essere in grado di fare a meno degli altri, anche se ci sono alcuni punti in cui anche la sua determinazione vacilla). Ci sono punti in cui anzi afferma di sentirsi più libero adesso, che ha una scusa per non uscire dal suo rifugio e dedicarsi alle attività sociali, di quanto non fosse prima dell'invasione di zombie, quando doveva interagire con le altre persone e dare un senso alla sua vita attraverso il rapporto con gli altri.
Quanto agli aspetti più generali (l'umanità, la società ecc.) mi ha colpito questa riflessione: "La nostra distruzione è il regalo che chiediamo a Babbo Natale fin dalla nascita della civiltà. Finalmente il nostro desiderio è stato esaudito." Secondo questa visione gli esseri umani hanno sempre camminato in bilico sull'orlo del baratro, dunque non c'è da stupirsi che la loro fine - per quanto imprevista e misteriosa (la causa dello zombismo non viene citata, anzi, non viene neanche ricercata) - sia adesso giunta. Alla fine, nonostante ci sia un risvolto positivo per il nostro Antoine, l'autore non lascia spazio ad illusioni: l'uomo non riprenderà mai il controllo del pianeta. Gli zombie sono di una stupidità considerevole, però la loro quantità e la loro ferocia animalesca rendono la loro sconfitta impossibile (e in questo io ho visto una metafora dei selvaggi - che non sono necessariamente un popolo straniero barbaro, ma più in generale persone che non amano utilizzare il cervello - che schiacciano con il loro peso coloro che credono nella civiltà e nei valori umani). Si veda anche il comportamento di animali "domestici" come cani e gatti che dopo appena 5 mesi hanno già abbandonato i loro padroni/alleati e si sono coalizzati con il nuovo dominatore, che però non ha alcun interesse a sottometterli o a fare loro del male, in quanto gli zombie ignorano tutti gli animali.
Insomma, molto realistico e ben scritto. Una bella lettura.
 
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view post Posted on 2/4/2021, 14:06
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Io l'ho sentito molto francese, nel senso del continuo raccontarsi addosso del protagonista, una logorrea che ho trovato anche in altri libri francesi (e giapponesi, letteratura che a volte accosto alla francese come sensazioni date dalla lettura).

Pur capendo poco il francese, l'ho letto velocemente... forse proprio grazie alle elucubrazioni del protagonista.
 
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view post Posted on 3/4/2021, 10:21
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権叔父

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CITAZIONE (taksya @ 2/4/2021, 15:06) 
Io l'ho sentito molto francese, nel senso del continuo raccontarsi addosso del protagonista, una logorrea che ho trovato anche in altri libri francesi (e giapponesi, letteratura che a volte accosto alla francese come sensazioni date dalla lettura).

Pur capendo poco il francese, l'ho letto velocemente... forse proprio grazie alle elucubrazioni del protagonista.

Per quel poco che conosco di romanzi giapponesi che ho letto (eccettuando i romanzi storici), posso dire di essere abbastanza d'accordo con te.
Comunque in questo caso ho trovato il punto di vista estremamente ristretto intorno al personaggio di Antoine molto limitante.
 
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view post Posted on 3/4/2021, 19:31
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CITAZIONE (Zio Gon @ 3/4/2021, 11:21) 
Comunque in questo caso ho trovato il punto di vista estremamente ristretto intorno al personaggio di Antoine molto limitante.

Io avevo il vantaggio di aver visto il film, quindi sapevo (considerando le modifiche apportate per rendere la pellicola più movimentata) cosa mi sarei trovata davanti.
Io ho trovato il mondo e le reazioni di Antoine adeguate... molto più che altri sopravvissuti so fare tutto io e non ho un pensiero negativo di matrice americana.
È molto limitato, essendo visto solo attraverso gli occhi di Antoine, ma non mi è dispiaciuto
 
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4 replies since 14/2/2021, 18:19   42 views
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