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5/5 La cosa ironica è che questo nemico ce lo portiamo noi in casa nostra. Il più grande successo dei virus è la nostra spocchia: nonostante continuiamo a considerarci una specie separata dal mondo animale, nel suo complesso protetta dalle conseguenza delle proprie azioni contro l’ecosistema che condividiamo col resto delle forme di vita, e così facendo, ad ogni deforestazione, ad ogni battuta di caccia, ad ogni acquisto in un ‘wet market’ nell’estremo oriente, spalanchiamo le porte del nostro corpo a creature che altrimenti non avrebbero alcun contatto con noi. Le aiutiamo a mutare, preparando loro il terreno di coltura perfetto di volta in volta, fino a quando un virus, la più umile delle entità capaci di riproduzione, non diventa un predatore, e colpisce senza che niente possa fermarlo. Questo libro non è tanto una storia delle grandi epidemie o un elenco delle più feroci malattie virali, quanto un delicato lavoro di investigazione, una storia di come, partendo da catastrofi biologiche come Hendra, Ebola, AIDS, si sia arrivati a ricostruire (almeno con sufficiente precisione) l’evento zero, a capire come lo spillover, la tracimazione, abbia superato la barriera delle specie per giungere a noi. Un libro che dovrebbe costituire una preziosa lezione per il presente e per il futuro di tutti noi.
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