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view post Posted on 12/1/2011, 10:32
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Zelante Istrionica Etnea

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In questa sezione ciascuno può pubblicare articoli o inserire link per condividere articoli, file video su tematiche di interesse comune.

Inizio io inserendo il link ad articolo di repubblica in cui è presentato un sito internet americano in cui sono pubblicati i nomi di personalità importanti italiane (e non) di origini (non per tutti certe) ebraiche....quando si dice che non si impara mai dal passato!!!

www.repubblica.it/cronaca/2011/01/1...26/?ref=HRER1-1

Edited by SaraBloom - 28/7/2011, 21:37
 
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view post Posted on 12/1/2011, 16:41
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Zelante Istrionica Etnea

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Ho trovato questo sito "http://www.buonenotizie.it/"

....mi sembra che ogni tanto ne abbiamo bisogno quindi invece di leggere sempre notizie sconfortanti possiamo tirarci un po' su il morale :thumbup1.gif:

Una notizia per esempio che ci coinvolge tutti è l'eliminazione dei sacchetti di plastica a favore di quelli in mater-Bi ....

http://www.buonenotizie.it/ambiente/2011/0...ti-di-plastica/

Un aspetto imprtante, dal punto di vista dei consumantori, è che i vecchi sacchetti di plastica adesso devono essere forniti gratuitamente.

Io però mi chiedo...ma l'aumento di produzione di mais per la realizzazione di questi sacchetti non può avere cmq conseguenze negative per l'ambiente? Come per esempio lo sfruttamento del suolo??

Aspetto i vostri commenti
 
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view post Posted on 13/1/2011, 14:46
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Zelante Istrionica Etnea

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Privatizzazione acqua

La consulta ha ammesso i referendum abrogativi delle due leggi che consentono la privattizzazione di alcuni servizi pubblici, il primo fra tutti l'acqua.
Se non ci saranno le elezioni il referendum si farà tra il 15 aprile e il 15 giugno.

L'acqua è un bene comune ed è inammissibile che la sua gestione sia affidata a società private...che non garantiscono unh miglior servizio, ma solo una aumento delle bollette (vedi il caso di Agrigento in cui l'hanno privatizzata e se non gli arrivava prima, adesso continuano a non avere acqua a casa, ma pagando bollette più salate)
Che il sistema idrico italiano sia da ammodernare è indubbio...solo in Sicilia, il 70% dell'acqua che scorre nelle condutture si perde a causa di mal funzionamenti e tubature vecchie.....ma da qui ad affidare tutto ai privati non mi sembra una scelta adeguata.

UN articolo interessante (e sicuramente più esaustivo di quanto possa dirvi io) è nell'edizione di oggi del "Fatto quotidiano"

http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/01/13...pubblica/86172/
 
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view post Posted on 20/1/2011, 17:42
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Zelante Istrionica Etnea

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Censura

"All'indice nella Regione Veneto
"Nelle scuole proibiti Saviano e i pro-Battisti"

In Veneto stanno progressivamente sparendo nell biblioteche pubbliche e in quelle nelle scuole i libri di Saviano de gli scrittori che hanno firmato a favore di Cesare Battisti.
Pur non condividendo la posizione di coloro che si sono mostrati a favore di battisti, non per questo ritengo proponibile che in uno stato democratico si facciano sparire dei libri perchè non ci piacciono le idee politiche di chi li ha scritti.
Ovviamente in relazione ai libri di Saviano la questione è ancora più grave....dopo ciò che ha detto a "Vieni via con me" hanno deciso che ancor più di prima era da considerarsi un autore da denigrare.

Si comincia così e piano piano si perdono altre libertà finchè non ci si ricorda più neanche cosa significhi realmente essere liberi in una società civile.

Da "Repubblica on line" di oggi

http://www.repubblica.it/politica/2011/01/...72/?ref=HREC2-6
 
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qweedy
view post Posted on 20/1/2011, 21:37




Lunedì alla Camera il voto sull'ennesimo rifinanziamento alla missione militare in Afghanistan: 410 milioni di euro per il primo semestre 2011, oltre 2 milioni al giorno per la guerra.



Lunedì, 24 gennaio, la Camera dei Deputati vota il diciannovesimo rifinanziamento semestrale della missione italiana di guerra in Afghanistan.
Per i 181 giorni di campagna militare che vanno dal 1° gennaio al 30 giugno 2011, è prevista una spesa complessiva di oltre 410 milioni di euro, vale a dire più di 68 milioni al mese (2,26 milioni al giorno).


In nove anni e mezzo (compreso quindi il rifinanziamento attualmente in esame), questa inutile campagna militare ha risucchiato dalle esangui casse dello Stato più di 3 miliardi di euro.
Merita ripercorrere la progressione annuale del costo della missione bellica afgana: 70 milioni di euro nel 2002, 68 nel 2003, 109 nel 2004, 204 nel 2005, 279 nel 2006, 336 nel 2007, 349 nel 2008, 540 nel 2009, 773 nel 2010 e (di questo passo) almeno 820 milioni nel 2011.

http://it.peacereporter.net/articolo/26409...o+per+la+guerra
 
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qweedy
view post Posted on 24/1/2011, 22:16




Non so se posso inserire questo articolo che sta girando tramite mail, io l'ho trovato interessante. Nel caso non andasse bene, toglietelo pure.

Le altre donne
di Concita De Gregorio

Esistono anche altre donne. Esiste San Suu Kyi, che dice: «Un'esistenza significativa va al di là della mera gratificazione di necessità materiali.
Non tutto si può comprare col denaro, non tutti sono disposti ad essere comprati. Quando penso a un paese più ricco non penso alla ricchezza in denaro, penso alle minori sofferenze per le persone, al rispetto delle leggi, alla sicurezza di ciascuno, all'istruzione incoraggiata e capace di ampliare gli orizzonti. Questo è il sollievo di un popolo».

Osservo le ragazze che entrano ed escono dalla Questura, in questi giorni:
portano borse firmate grandi come valige, scarpe di Manolo Blanick, occhiali giganti che costano quanto un appartamento in affitto. È per avere questo che passano le notti travestite da infermiere a fingere di fare iniezioni e farsele fare da un vecchio miliardario ossessionato dalla sua virilità. E' perché pensano che avere fortuna sia questo: una valigia di Luis Vuitton al braccio e un autista come Lele Mora. Lo pensano perché questo hanno visto e sentito, questo propone l'esempio al potere, la sua tv e le sue leader, le politiche fatte eleggere per le loro doti di maitresse, le starlette televisive che diventano titolari di ministeri.
Ancora una volta, il baratro non è politico: è culturale. E' l'assenza di istruzione, di cultura, di consapevolezza, di dignità. L'assenza di un'alternativa altrettanto convincente. E' questo il danno prodotto dal quindicennio che abbiamo attraversato, è questo il delitto politico compiuto: il vuoto, il volo in caduta libera verso il medioevo catodico, infine l'Italia ridotta a un bordello.

Sono sicura, so con certezza che la maggior parte delle donne italiane non è in fila per il bunga bunga. Sono certa che la prostituzione consapevole come forma di emancipazione dal bisogno e persino come strumento di accesso ai desideri effimeri sia la scelta, se scelta a queste condizioni si può chiamare, di una minima minoranza. È dunque alle altre, a tutte le altre donne che mi rivolgo. Sono due anni che lo faccio, ma oggi è il momento di rispondere forte: dove siete, ragazze? Madri, nonne, figlie, nipoti, dove siete. Di destra o di sinistra che siate, povere o ricche, del Nord o del Sud, donne figlie di un tempo che altre donne prima di voi hanno reso ricco di possibilità uguale e libero, dove siete? Davvero pensate di poter alzare le spalle, di poter dire non mi riguarda? Il grande interrogativo che grava sull'Italia, oggi, non è cosa faccia Silvio B. e perché.

La vera domanda è perché gli italiani e le italiane gli consentano di rappresentarli. Il problema non è lui, siete voi. Quel che il mondo ci domanda è: perché lo votate? Non può essere un'inchiesta della magistratura a decretare la fine del berlusconismo, dobbiamo essere noi. E non può essere la censura dei suoi vizi senili a condannarlo, né l'accertamento dei reati che ha commesso: dei reati lasciate che si occupi la magistratura, i vizi lasciate che restino miserie private.

Quel che non possiamo, che non potete consentire è che questo delirio senile di impotenza declinato da un uomo che ha i soldi - e come li ha fatti, a danno di chi, non ve lo domandate mai? - per pagare e per comprare cose e persone, prestazioni e silenzi, isole e leggi, deputati e puttane portate a domicilio come pizze continui ad essere il primo fra gli italiani, il modello, l'esempio, la guida, il padrone.

Lo sconcerto, lo sgomento non sono le carte che mostrano - al di là dei reati, oltre i vizi - un potere decadente fatto di una corte bolsa e ottuagenaria di lacchè che lucrano alle spalle del despota malato. Lo sgomento sono i padri, i fratelli che rispondono, alla domanda è sua figlia, sua sorella la fidanzata del presidente: «Magari». Un popolo di mantenuti, che manda le sue donne a fare sesso con un vecchio perché portino i soldi a casa, magari li portassero. Siete questo, tutti? Non penso, non credo che la maggioranza lo sia. Allora, però, è il momento di dirlo.



 
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Indigowitch
view post Posted on 24/1/2011, 22:29




Grande, Concita De Gregorio. Bellissimo articolo, non c'è molto da aggiungere, se non ribadire che il problema principale è culturale, e non solo politico.
Fin quando diremo "Le cose sono sempre andate così, tutto è compromesso", stringendoci nelle spalle, lasciandoci trasportare dalla corrente, non si uscirà mai da questo tunnel.
E' mai possibile che non si parli mai delle donne che tirano la cinghia per arrivare a fine mese?
Di quelle che sono costrette a lavorare in un pub al weekend per pagarsi gli studi?
Di donne come San Suu Kyi, che del coraggio e della coerenza ha fatto la sua bandiera?
Oggi si demonizza tanto il mondo dello spettacolo, ma una volta c'erano anche donne del mondo dello spettacolo che si facevano notare per la loro arte, la loro competenza, la loro capacità di affascinare non solo con la loro avvenenza, ma anche con quello che sapevano fare...
C'è sempre meno voglia di fare sacrifici, è vero, ma la colpa è anche di una società che ha eletto a suo totem principale il Denaro, perché senza di quello non puoi curarti, non puoi pagare l'affitto, non puoi studiare, e via dicendo...
In tutto questo marasma fanno ribrezzo le varie 'serve del padrone', rigorosamente donne, che invocano il femminismo e la libertà sessuale per giustificare il loro benefattore...
Se le sentisse Simone De Beauvoir si rivolterebbe nella tomba.
 
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maureen
view post Posted on 24/1/2011, 22:46




http://www.repubblica.it/persone/2011/01/0...5/?ref=HREC2-15

Giovedì sarà passato un anno dalla morte del nostro Beniamino . Ci sono anniversari più confortanti da ricordare, ma forse è proprio perché si tratta di un anniversario triste e melanconico, che ho pensato che avrebbe fatto piacere a tutte le persone che sono state così vicine a Ben o a me, ricordarlo assieme, e sapere come è passato quest'anno.

Iniziamo mettendo subito le cose in chiaro: per lo Stato italiano il nostro caro Ben non è ancora morto. Malgrado molteplici certificati (scritti, trascritti, verificati e riscritti) da autorità britanniche di ogni genere e tipo, il comune di Roma (cui questi documenti vengono regolarmente inviati e rinviati tramite il consolato) è ancora in procinto di registrarne la morte. Sembra che il numero di timbri necessari per concludere questa 'pratica' aumenti ogni mese. E così andiamo avanti. Mi chiedo spesso se papà di questi ostacoli burocratici avrebbe riso. Non lo so, non credo (dopo un po' la ripetizione stufa). Ma penso divertita a una mattina di tanti anni fa in cui mi chiamò qui a Cambridge per dirmi che per la prima volta da quando era arrivato a Roma nell'immediato dopoguerra era riuscito a fare tre cose in una sola mattina (banca, commercialista, anagrafe).

Ma d'altra parte, anche io non sono poi così veloce. Papà è ancora qui con me, letteralmente, nel mio studio. Le sue ceneri in una cassetta di legno racchiusa in una borsa di stoffa. Ci siamo ripetutamente chiesti, dopo la morte di papà dove sarebbe stato più opportuno seppellirlo. Il cimitero di Orbetello sembrava il posto più ovvio. Sono lì seppellite sua madre, nonna Maria, e sua sorella, Lucia. Orbetello è un luogo cui papà era molto legato, dove abbiamo passato tanto tempo, dove continuiamo a tornare, dove sarebbe stato possibile andarlo a visitare spesso. Ma mio papà è morto qui. Chi di voi ha avuto occasione di andarlo a trovare prima che partisse per Cambridge, sa che papà partiva per non tornare indietro. Rimandarlo indietro mi è parso ingiusto. Dopotutto, una delle molte ragioni per cui mi sento profondamente orgogliosa di lui è proprio il suo aver avuto il coraggio, a ottant'anni, malato, gracile, stanco, di trasferirsi qui. Di cambiare casa, città, nazione. Profondamente orgogliosa, infinitamente grata. Non avrebbe potuto fare a me (e ai suoi nipotini) un regalo più bello. Papà è venuto a stare, e a morire, da noi. Mi sembra giusto quindi che qui con noi rimanga.

Così come è giusto che tante delle sue cose siano state distribuite tra persone amiche. Chiudere una casa non è cosa facile. Chiudere via delle Isole non è stato, però, troppo triste. In parte perché così tante persone mi hanno aiutato - nell'impacchettare libri, piatti, vestiti, quadri e molto altro. E mi rallegra sapere che alcune di questi oggetti sono andati a stare nelle loro case. In parte perché - cosa di cui mi ero, negli anni, dimenticata - papà era di un ordine meticoloso, ossessivo, stupefacente. Come sia riuscito a sopravvivere al disordine mio, di mia madre e, negli ultimi anni, di Aida non lo so.

La maggior parte dei libri di papà, quelli della casa della Giannella, sono ormai da anni in parte qui in Inghilterra con noi, in parte all'Università di Siena. Quelli di Roma hanno trovato altre collocazioni. Sono stati mandati in parte alla biblioteca comunale di Orbetello, in parte da Monsignor Ravasi, in memoria di quel lungo periodo in cui Ben passava tutti i sabati mattina alla Gregoriana.

L'appartamento di Cambridge è stato anche quello svuotato. E così, svuotata prima una casa e poi un'altra, siamo arrivati alla primavera. E il sogno che mi ha ripetutamente rattristato durante questo lungo inverno - in cui papà tornava (a via delle Isole, o a Cambridge, o a via Alberico, o alla Giannella) e io mi trovavo a dovergli dire che la sua casa non era più pronta, perché l'avevo svuotata - ha preso un'altra forma. Improvvisamente, ho sognato che papà tornava. Arrivava qui, a Cambridge. La casa era stata sì
svuotata, ma io gli dicevo, non importa, adesso iniziamo tutto da capo, non è poi così difficile. E lo potevamo accogliere, sereni. Ben e Leo hanno iniziato a parlare con più tranquillità del nonno,
senza il timore di farmi intristire. Ci sono stati i mondiali. Quanto ci saremmo divertiti a vederli assieme. Sarebbe stato contento il nonno della vittoria della Spagna? Pensiamo che il nostro Placidín ne
sarebbe stato felice. C'è stato Wimbledon: Nadal o l'infortunato Federer? Non siamo sicuri. E così, pian piano, abbiamo iniziato a ricordarci assieme delle buffonate e dei tremendi dispetti e mascalzonate che faceva il nonno (a chi non ne ha fatte?). Adesso possiamo anche prenderlo un po' in giro, il nonno, persino per alcune di quelle stranezze causate dalla sua lunga malattia.

La tristezza e la nostalgia rimangono. Leo ha detto che avrebbe voluto scrivere a Babbo Natale chiedendo, come regalo per la sua mamma, di far tornare un po' il nonno, perché sa che questo la farebbe contenta. Ma sa che Babbo Natale (sulla cui esistenza quest'anno in questa casa si è discusso parecchio, così come sulla questione di dove è esattamente il nonno adesso) una cosa del genere non la sa fare. Quindi ha pensato invece che avrebbe potuto mandare una lettera al nonno per augurargli Buon Natale. L'idea ha certamente rallegrato e intenerito la sua mamma. E il nonno avrebbe apprezzato, lui che adorava il Natale.

E poi quest'anno è finito. Abbiamo passato il Capodanno a casa, proprio come avrebbe fatto il nonno. Guardando un film dei Fratelli Marx, che avrebbe certamente divertito molto anche il nonno.

Ma se sabato è iniziato un nuovo anno, il 2011, il giorno della Befana inizierà per noi un nuovo anno in un altro senso. Un anno dalla morte 'del suo adorato papà di Bibi'. All'alba del 6 gennaio dell'anno scorso, quando ormai non c'era più nulla da fare - papà era stato portato via, i bambini ancora dormivano, era troppo presto per chiamare chiunque - mi ricordo di aver tentato inutilmente di dormire. Mentre invece, in uno stato di stordito dormiveglia, continuavo a dirmi che se non mi fossi addormentata sarebbe ancora
stato quel giorno in cui mio papà era ancora vivo, e quindi, in qualche modo, non era vero che era morto. Domani sera, finirò forse per fare lo stesso - per cercare di rimanere sveglia pensando che se
non mi addormento sarà ancora parte di quello stesso anno in cui il mio papà era ancora vivo. E quindi, forse, come vorrebbe il Comune di Roma, il caro Ben non è veramente morto (che ci sia qualcosa di
terapeutico nella caparbia, sadica, indolenza della burocrazia italiana?).

Ma invece sono contenta di pensare che probabilmente domani dormiremo tutti, che il 6 mattina ci sveglieremo e, è questo il piano, mentre i bimbi sono a scuola, andremo con Robert a vedere il luogo dove il nostro Ben troverà riposo. Un parco a pochi chilometri da Cambridge. Niente insegne, niente tombe, niente bare. Solo le ceneri, gettate sotto terra. Per distinguere il luogo, una pianta. Avrei voluto mettere una mimosa (papà ce le mandava sempre, ogni 8 marzo), ma qui in Inghilterra non crescono rigogliose. Pianteremo probabilmente un albero di amarene. Come quello fuori dalla mia finestra nella casa di Giannella, che papà amava tanto. Unico dubbio, il ricordo di quanta ansia suscitava in papà il numero di cachi che cadevano ormai inutilizzabili dall'albero nel suo giardino di via delle Isole. Non vorrei che le amarene dovessero causare (in me) la stessa ansia. Mi ripropongo, quindi, di andarle, quando è stagione, a raccogliere. Per farne della marmellata. Se vi dovesse quindi capitare, in futuro, di ricevere delle piccole marmellate di ciliegia, saprete da dove vengono. Dono di Ben Sr.

Un abbraccio e grazie per esserci stati vicino,
Barbara

 
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view post Posted on 2/2/2011, 10:59
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civettina curiosa

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Sono senza parole, ho appena letto questo articolo
http://www.repubblica.it/ambiente/2011/02/...47/?ref=HREC2-6
 
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view post Posted on 2/2/2011, 11:02
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CITAZIONE (greeneyes09 @ 2/2/2011, 10:59) 
Sono senza parole, ho appena letto questo articolo
www.repubblica.it/ambiente/2011/02/...47/?ref=HREC2-6

io l'ho letto ieri... le parole non ce le ho ancora adesso :cry:
 
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ghislaine
view post Posted on 2/2/2011, 11:13




io ho trovato questo articolo molto interessante:

Gli italiani che fanno la spesa senza andare mai al supermercato...
di Marcello Foa - 26/01/2011



Milano, via Don Gnocchi, a due passi dallo stadio San Siro, zona residenziale e signorile. Sono le 10 del mattino di sabato. Un furgoncino si ferma davanti alla chiesa, scende un uomo di mezza età, che subito viene attorniato da una dozzina di persone. Da lontano la scena appare insolita, quasi sospetta. Da milanese diffidente sospetti l’incontro di un pusher con i suoi clienti. Ma quando ti avvicini scopri che quelle persone sono sì a caccia di «roba», ma non di quella «roba», bensì di un genere ben più pregiato: frutta freschissima e biologica, verdura senza pesticidi, formaggi dai sapori intensi e raffinati. Quello pensavi fosse lo spacciatore, in realtà é uno dei produttori, che lavora a una manciata di chilometri da lì. Una signora apre la borsa ed estrae una bilancia. Inizia la spartizione: la famiglia Rossi voleva due chili di carote, la famiglia bianchi tre di perse e così via. Capita che i passanti, vedendo tanto ben di Dio, si mettano in coda. Pensano a un mercatino rionale o a una vendita ambulante, ma vengono cortesemente allontanati. Quella non è una vendita al dettaglio, ma il ritrovo dei membri di un G.a.s. ovvero di un Gruppo di Acquisto Solidale, per distribuire la spesa settimanale. Mezz’ora dopo è tutto finito e ognuna torna a casa con le sporte ricolme. Il passante osserva interdetto. G.a.s.? Che diavoleria è mai questa? Non è un supermercato, né una bottega, né un mercato popolare… Eppure questo é il modo con cui tra le 50 e le 70mila famiglie riempiono dispensa e frigorifero.
Un'altra Italia - I G.a.s sono associazione spontanee di persone che hanno deciso di dare un’impronta salutista e solidale ai propri acquisti di genere alimentari. Anziché recarsi al supermercato o al centro commerciale, si organizzano per comprare frutta, verdura, formaggi, ma anche riso, pasta, carne, pollame direttamente dai produttori locali, privilegiando quelli biologici e di prossimità ovvero il più possibile vicino alla città di residenza. Solidale poiché, così facendo, saltano gli intermediari e consentono al piccolo coltivatore margini più ampi, anziché quelli risicatissimi offerti da grossisti e grande distribuzione. Per intenderci: il ricarico tra il prezzo pagato al contadino e quello finale al consumatore oscilla tra il 400 e il 500%. Dunque, se un chilo di carote finisce sugli scaffali a un euro, al coltivatore ne vanno circa 20 centesimi, quando è fortunato. Talvolta le pressioni dei grossisti sono tali da costringerlo a vendere sotto costo. Con i G.a.s., invece, il consumatore risparmia o comunque non paga di più rispetto al supermercato, ha la ragionevole certezza di nutrirsi meglio e rende davvero etico e meritocratico l’impiego dei propri soldi.
Impegno personale - Una scelta affascinante, che però richiede qualche sacrificio. Ad esempio, una disciplina e spazi adeguati nell’ambiente domestico per stoccare la produzione. Al supermercato vai quando vuoi, qui invece no. L’incontro al sabato o un altro giorno diventa un rito inderogabile. Devi esserci e se sei via o salti un giro o chiedi a un altro membro del G.a.s. di ritirare le provviste a nome tuo. La scelta dei generi alimentari viene regolata secondo modalità diverse da Gruppo a Gruppo. Alcuni si avvalgono della prenotazione online, altri raccolgono le comande via email, altri lasciano fare al contadino seguendo i raccolti della stagione, con qualche aggiustamento personalizzato, del tipo: non voglio i cavolfiori, ma un chilo in più di lattuga. Insomma, si tratta di cambiare un po’ le proprie abitudini e di essere disposti a collaborare con gli altri. Non essendoci un manager, né distribuzione logistica professionale, il G.a.s. va animato e gestito dalle stesse famiglie che vi aderiscono; il che implica un minimo di attività sociale e organizzativa. Scambiarsi email, assumere iniziative, contattare i produttori, di tanto in tanto visitarli per verificare che siano davvero bio e non dei furbacchioni, indire o partecipare alle riunioni. Sempre più italiani pensano che ne valga la pena. E di solito non tornano indietro.

Non essendoci un censimento, né un’organizzazione nazionale riconosciuta, é impossibile stimare con precisione il numero dei G.a.s e dei suoi membri, tuttavia, considerato che le famiglie sono composte da 3-4 persone, non é irragionevole stimare a circa 200mila gli italiani che hanno scelto questo stile di vita. Uno stile che, peraltro, asseconda l’indole nazionale. Gli italiani sono individualisti, ma non solitari. Hanno bisogno della compagnia, anzi di una cerchia chiusa – di amici o familiari – nella quale cercano protezione e conforto. Per questo all’estero sono facilmente riconoscibili: disordinati e caciaroni, uno va a destra, l’altro a sinistra, ma si muovono tendenzialmente in compagnia e dunque sempre con altre due,tre,quattro famiglie. A bene vedere i G.a.s. rispecchiano questa struttura sociologica. Permettono di scegliere liberamente sia con chi associarsi, sia a quali fornitori rivolgersi, ma non richiedono condivisione con altri gruppi e nemmeno l’obbligo di accettare altri membri. Ogni italiano può crearsi il proprio, assieme a quattro-cinque famiglie. Infatti, sebbene la maggior parte delle associazioni sia affiliata a Retegas, molte nascono spontaneamente e restano del tutto indipendenti, al punto di non essere rintracciabili nemmeno su internet.
Ecologia e famiglia - I G.a.s. nacquero nel 1994 a Fidenza e inizialmente erano tendenzialmente di sinistra o dell’area cattolico-sociale; ma con il passare degli anni questa connotazione é sfumata. Oggi non hanno orientamento politico. «Ci sono gruppi legati alle parrocchie, altri noglobal, alcuni tendenzialmente ecologisti o umanisti; ma ne vengono fondati sempre di più anche nelle zone borghesi», spiega Marco Benedetti, brillante animatore del Gas7 di Milano, quello che si ritrova in via Don Gnocchi. Ed é questo l’aspetto che colpisce di più. E’ come se nel Paese si fosse formata una nuova consapevolezza, che spinge i cittadini a premiare i produttori locali (non solo nell’alimentare, come vedremo nella seconda puntata dell’inchiesta), e al contempo un consumo giustamente critico, esigente, rispettoso della natura. Mercato ed ecologia, famiglia e innovazione, un Italia un po’ conservatrice e un po’ progressista o forse né di destra né di sinistra. Semplicemente, un’altra Italia, sorprendente e positiva.
 
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annavargiu
view post Posted on 2/2/2011, 15:39




CITAZIONE (AISHA* @ 2/2/2011, 11:02) 
CITAZIONE (greeneyes09 @ 2/2/2011, 10:59) 
Sono senza parole, ho appena letto questo articolo
www.repubblica.it/ambiente/2011/02/...47/?ref=HREC2-6

io l'ho letto ieri... le parole non ce le ho ancora adesso :cry:

Barbarie ovunque! Che vergogna!
 
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qweedy
view post Posted on 2/2/2011, 21:50




CITAZIONE (greeneyes09 @ 2/2/2011, 10:59) 
Sono senza parole, ho appena letto questo articolo
www.repubblica.it/ambiente/2011/02/...47/?ref=HREC2-6

Credo che la civiltà di un paese si riconosca anche da come tratta gli animali.
Il rispetto per la vita, quando c'è, è rispetto anche per la vita dei cani.
Un paese che non rispetta la vita degli animali, credo possa con facilità non rispettare nemmeno la vita di quelle persone che possono diventare "un peso".
 
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view post Posted on 3/2/2011, 08:27
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civettina curiosa

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CITAZIONE (qweedy @ 2/2/2011, 21:50) 
Credo che la civiltà di un paese si riconosca anche da come tratta gli animali.
Il rispetto per la vita, quando c'è, è rispetto anche per la vita dei cani.
Un paese che non rispetta la vita degli animali, credo possa con facilità non rispettare nemmeno la vita di quelle persone che possono diventare "un peso".

Assolutamente d'accordo con te. La gente che considera gli animali esseri di serie B si meriterebbe lo stesso trattamento riservato a loro. Forse chi non ha animali non capisce quanto ci si possa affezionare, io purtroppo non ho cani perchè non resterebbero a casa da soli tutto il giorno, però amo così tanto quello dei miei (che tra l'altro è praticamente il gemello di quello che hai tu nell'avatar) che lo considero davvero uno di famiglia, come se fosse un parente.
 
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qweedy
view post Posted on 3/2/2011, 21:54




Se non ora, quando?
In Italia la maggioranza delle donne lavora fuori o dentro casa, crea ricchezza, cerca un lavoro (e una su due non ci riesce), studia, si sacrifica per affermarsi nella professione che si è scelta, si prende cura delle relazioni affettive e familiari, occupandosi di figli, mariti, genitori anziani.

Tante sono impegnate nella vita pubblica, in tutti i partiti, nei sindacati, nelle imprese, nelle associazioni e nel volontariato allo scopo di rendere più civile, più ricca e accogliente la società in cui vivono. Hanno considerazione e rispetto di sé, della libertà e della dignità femminile ottenute con il contributo di tante generazioni di donne che - va ricordato nel 150esimo dell’unità d’Italia - hanno costruito la nazione democratica.

Questa ricca e varia esperienza di vita è cancellata dalla ripetuta, indecente, ostentata rappresentazione delle donne come nudo oggetto di scambio sessuale, offerta da giornali, televisioni, pubblicità. E ciò non è più tollerabile.
Una cultura diffusa propone alle giovani generazioni di raggiungere mete scintillanti e facili guadagni offrendo bellezza e intelligenza al potente di turno, disposto a sua volta a scambiarle con risorse e ruoli pubblici.
Questa mentalità e i comportamenti che ne derivano stanno inquinando la convivenza sociale e l’immagine in cui dovrebbe rispecchiarsi la coscienza civile, etica e religiosa della nazione.

Così, senza quasi rendercene conto, abbiamo superato la soglia della decenza.
Il modello di relazione tra donne e uomini, ostentato da una delle massime cariche dello Stato, incide profondamente negli stili di vita e nella cultura nazionale, legittimando comportamenti lesivi della dignità delle donne e delle istituzioni.
Chi vuole continuare a tacere, sostenere, giustificare, ridurre a vicende private il presente stato di cose, lo faccia assumendosene la pesante responsabilità, anche di fronte alla comunità internazionale.
Noi chiediamo a tutte le donne, senza alcuna distinzione, di difendere il valore della loro, della nostra dignità e diciamo agli uomini: se non ora, quando? è il tempo di dimostrare amicizia verso le donne.

www.petizionepubblica.it/PeticaoVer.aspx?pi=Mobdonne
 
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