| Vorrei iniziare a parlare di Jazz con un compositore verso cui nutro particolare ammirazione. Colui che amava definirsi genio pazzo e arrabbiato: Charles Mingus, contrabbassista e pianista statunitense.
Mingus diventa famoso grazie al bop, riuscendo ad imporsi all'attenzione dei grandi beboppers neri (Bud Powell, Dizzy Gillespie, Miles Davis, Oscar Pettiford e ovviamente Charlie Parker), ma è dalla seconda metà degli anni '50 che il suo nome diventa sinonimo di musica di altissima qualità, quando fonda il suo gruppo con Eric Dolphy (sassofono alto, flauto e clarinetto basso), Ted Curson alla tromba e Richmond, coi quali realizza Charles Mingus Presents Charles Mingus. Un gran bel disco con una splendida versione di Faubus Fables, brano scritto contro il segregazionista governatore di Little Rock Orval E. Faubus.
Con l'aggiunta di Booker Ervin (sassofono tenore) e, in un brano, dell'ospite Bud Powell, realizza il live ad Antibes, forse il miglior lavoro di Mingus, insieme ovviamente allo splendido e mai troppo celebrato The Black Saint and the Sinner Lady. Il successo continua per buona parte dei '60, anche se la morte dell'amico Eric Dolphy (cui aveva dedicato il bellissimo brano So Long Eric), l'abuso di psicofarmaci e le mattane di Mingus stesso durante i concerti, dapprima ne ridimensionano un po' il successo, in seguito lo portano all'oblio.
Negli anni '70 il suo nome ritorna in voga negli ambienti del jazz, insieme ad un nuovo gruppo e nuove composizione, ma nel '77 gli viene diagnosticato il morbo di Gherig.
Il 5 gennaio dei 1979, Charles Mingues muore. Aveva 56 anni, quello stesso giorno, alla stessa ora, 56 balene si arenarono sulla spaggia di Acapulco. La morte arriva mentre lavorava ad un progetto musicale con la cantautrice canadese Joni Mitchell, alla quale aveva affidato alcune sue composizione affinchè lei ne scrivesse le parole. Il disco vedrà comunque la luce e verrà intitolato dalla stessa Mitchell, semplicemente Mingus. La più grande eredità che questo disco ci lascia è una grandiosa versione di uno dei cavalli di battaglia di Mingus, l'impareggiabile Goodbye Pork Pie Hat, reso ancor più emozionante dalla voce della Mitchell.
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