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Carlo Alianello, Italia

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Galvano I
TOPIC_ICON1  view post Posted on 12/2/2011, 12:22




Carlo_Alianello

Carlo Alianello (Roma, 20 marzo 1901 – Roma, 1 aprile 1981) è stato uno scrittore e sceneggiatore italiano. È stato uno dei più autorevoli scrittori del revisionismo sul Risorgimento e le sue opere sono un punto di riferimento per vari revisionisti moderni. Come sceneggiatore, collaborò con registi del calibro di Anton Giulio Majano, Luchino Visconti e Roberto Rossellini.
Nacque a Roma da una famiglia lucana (suo padre era di Potenza). Carlo visse l'infanzia e l'adolescenza senza una dimora fissa per motivi di lavoro del padre, ufficiale dell'esercito. All'età di due anni, si trasferì con i suoi genitori a La Maddalena (Sardegna), frequentando le scuole elementari. Successivamente emigrò a Firenze, ove si iscrisse alla scuola media inferiore. Ritornato a Roma, frequentò il liceo e, desideroso di seguire le orme del padre, tentò di intraprendere una carriera nell'esercito ma il suo sogno venne vanificato a causa di una forte miopia. Terminate le scuole superiori, Alianello si iscrisse all'università, conseguendo la laurea in lettere e, ottenuta la cattedra di insegnamento, fu docente nei licei di Rieti, Camerino e Roma.
Ricoprì anche l'incarico di ispettore presso il ministero della Pubblica istruzione e collaborò come pubblicista per varie testate giornalistiche, tra cui il Corriere della Sera, Il Giornale d'Italia e Il Messaggero. Agli inizi degli anni '40, Alianello iniziò a dedicarsi all'attività di scrittore, focalizzandosi sul periodo inerente all'unificazione nazionale. Nei suoi libri, rivisita la storia della Basilicata attraverso i ricordi e la storia dei suoi ascendenti: attraverso suo padre e, ancor di più, attraverso suo nonno, un ufficiale borbonico originario di Missanello, quando Francesco II fu detronizzato dalle truppe garibaldine.
La sua attività sull'epoca risorgimentale si compone di una sorta di "trittico" narrativo, sul racconto delle vicende storiche del crollo del Regno delle Due Sicilie. L'obiettivo storico, culturale e narrativo di Alianello è una rivisitazione del Risorgimento, reinterpretato come un momento drammatico nel quale una potenza straniera occupava uno stato sovrano.
Il suo primo libro, L'Alfiere, fu un'opera controcorrente che iniziò a mettere in discussione il mito risorgimentale. La sua pubblicazione avvenne durante il ventennio fascista, in cui l'unità d'Italia e le imprese di Garibaldi erano considerati argomenti intoccabili. Per questa presa di posizione contro i dettami del fascismo, Alianello rischiò il confino, il quale fu scongiurato dalla caduta del regime.
Il trittico esordisce nel 1942 con L'Alfiere, romanzo che descrive la triste sorte di un soldato borbonico appena congedato dall'accademia militare della Nunziatella, subito coinvolto negli eventi burrascosi dell'invasione delle truppe irregolari di Giuseppe Garibaldi che condurranno nel 1861 all'unificazione nazionale italiana. Il romanzo è incentrato sulle vicende militari della caduta dell'ultimo Regno del Sud, avvenuta a causa di tradimenti e complotti dei comandi militari, oscurando le gesta eroiche dei soldati combattenti.
Il romanzo è intriso di etica ed il protagonista è guidato da una volontà dettata solo da principi morali, in virtù dei quali il soldato è disposto a combattere anche una battaglia già persa in partenza solo per il senso dell'onore e della fedeltà. Uno degli elementi che permea tutto il trittico narrativo è l'aspetto morale, cui Alianello dedica tutto se stesso, tentando di raccontare la storia attraverso il punto di vista del perdente, cosa che difficilmente si realizza di norma, attribuendo valenza revisionista alle sue opere.
L'informazione revisionista si nasconde dietro la considerazione che il successo dell'Unità è maturato a causa di comportamenti moralmente deplorevoli, qualunque fosse il loro scopo. Mentre L'Alfiere, nonché il secondo romanzo del trittico Soldati del Re, sono incentrati sugli aspetti militari, il terzo romanzo L'eredità della priora è incentrato maggiormente sugli aspetti politici della sconfitta borbonica e dell'annessione del Regno delle Due Sicilie al Regno di Sardegna.
Tema centrale del romanzo è il brigantaggio, attraverso la narrazione dei tentativi di riconquista del Regno da parte dei legittimisti difensori della vecchia dinastia. Il romanzo si delinea come un atto di accusa nei confronti della guerra contro il brigantaggio che fu condotta con estrema violenza da parte del regio esercito italiano, fino a due anni prima ancora denominato piemontese. Anche in questo romanzo il punto di vista è quello degli sconfitti.
L'esperimento letterario narrativo dei tre romanzi storici sarà il terreno su cui Alianello preparerà il suo libro revisionista per eccellenza La conquista del Sud. A differenza dei romanzi, La conquista del Sud può essere definito come un saggio storico romanzato, e rappresenta un vero e proprio atto di accusa nei confronti degli invasori di uno stato indipendente. L'accusa rivolta ai personaggi glorificati del Risorgimento rende l'ultimo libro di Alianello un qualcosa che può avvicinarsi al campo del "politicamente non corretto", essendo schierato indirettamente contro la soluzione dell'unità nazionale. Alianello sarà eletto come caposcuola dai numerosi neomeridionalisti degli ultimi quindici anni, in virtù della circostanza che all'interno dei loro scritti è sempre presente nella loro bibliografia almeno un titolo dello scrittore lucano.

Opere:

* L'Alfiere, 1942
* Il mago deluso, 1947
* Soldati del Re, 1952
* Maria e i fratelli, 1955
* L'eredità della Priora, 1963
* Nascita di Eva, 1966
* Lo scrittore o la solitudine, 1970
* La Conquista del Sud, 1972
* L'inghippo, 1973

Edited by AISHA* - 11/7/2017, 10:41
 
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moby dick
view post Posted on 12/2/2011, 12:30




Sono lucano e ne vorrei parlare.
Il tuo punto di vista?
 
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Galvano I
view post Posted on 12/2/2011, 13:44




Ho letto solo l'Alfiere e ne sono stato stregato.
Credo che sia stato, fra i pochi, anzi, pochissimi, ad avere il coraggio di guardare al risorgimento e a tutto quello che è accaduto sotto ujn ottica piu attenta, soprattutto nel periodo in cui l'Italia doveva essere più unita.
D'altronde è fuori da ogni dubbio la favola e l'utopica speranza di alcuni di ritornare ad essere quello che eravamo, ma bisogna riconquitare una sana dose critica.
Dopotutto l'unificazione italiana non fù tutta rose e fiori...anzi, ci sono stati molti misfatti degni dei nazisti.
Alianello, nipote di un ex ufficiale borbonico ha saputo mettere sù carta quello che in molti sapevano ma non avevano diritto di replica.
 
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moby dick
view post Posted on 13/2/2011, 21:49




Grazie, molto gentile.
La mia opinione, al riguardo, è complessa fino alla schizofrenìa.
Dopo ti farò sapere.
Oggi sono stato a Filiano, nel cuore della Lucania, tra le foreste di Forenza, Lagopesole e il Vulture.
Da lì Crocco e Ninco Nanco diedero l'assalto disperato all'esercito sabaudo, sventolando la bandiera bianca alle cinque bande azzurre: i fiumi della mia terra.
Oggi è lo stemma della regione.
 
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Galvano I
view post Posted on 13/2/2011, 22:50




Figurati!!!
Ho sempre guardato al risorgimento con una certa curiosità
Questi garibaldini che vengono a liberarci...la favola che i Borboni non costruivano strade per non far arrivare un probabile nemico...e poi i briganti..
Smpre di più mi chiedevo cosa significasse tutto ciò. Così non c ho messo troppo a trovare le risposte.
Esiste una bibliografia streminata al riguardo, sia di meridionalisti, neoborbonici, ma Alianiello è uno dei pochi che tratta questa delicatissima vicenda con un certo tatto che ho apprezzato molto.
Ho letto anche Terroni di Aprile e i libri al riguardo stanno cominciando a crescere sui miei scaffali.
Su Ninco Nanco, Eugenio Bennato ha scritto una bellissima sonata.
 
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moby dick
view post Posted on 14/2/2011, 12:04




Su Ninco Nanco, Eugenio Bennato ha scritto una bellissima sonata.



[color=blue]Me l'ha pure dedicata!
 
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Galvano I
view post Posted on 14/2/2011, 12:51




Dedicata? Non capisco! :o:
 
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ghislaine
view post Posted on 14/2/2011, 18:16




ammo pusate chitarra e tammore
pecchè sta musica s'ha da cagnà
simme brigante, facimme paura
e co a scuppetta vulimme cantà....


:) :) :)

Anch'io sono appassionata della questione "brigantaggio ed unità d'Italia", ci ho studiato un bel po' su qualche anno fa, vivo a Firenze ma sono di origini irpine e mi interessava riscoprire le mie radici.
Di Alianello ho letto L'eredità della priora e mi è piaciuto molto.
 
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Galvano I
view post Posted on 14/2/2011, 18:27




Brigante se 'more...canzone evocativa e struggente...

Io invece sono originario della Costiera Amalfitana, e naturalmente i miei antenati non hanno sofferto le pene dei lucani, dei lucani o dell'entroterra campano, ma sono affscinato dalla bibliografia meridonalista. Il bello che molti ricercatori settentrionali comunque non meridonali hanno confermato molto delle faccende accadute a quei tempi!
 
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moby dick
view post Posted on 14/2/2011, 20:10




Pardon, mi sono spiegato male. La fretta.
Mi è stata "dedicata" in maniera del tutto fortuita durante un concerto.
Roba di nessun conto.
la ballata è del 1980 e fa parte della colonna che un giovanissimo Bennato scrisse per lo sceneggiato L'Eredità della Priora, tratto dall'omonimo romanzo di Alianello: il suo capolavoro, secondo il parere unanime dei critici.
La ballata è abbastanza fedele alla realtà storica.
Infatti, Giuseppe Nicola Summa, alias Ninco Nanco di Avigliano venne moschettato dai Fratelli Corbo presso un casolare nelle campagne tra Filiano e San Fele, mentre si era già arreso.I suoi uomini aderirono alla banda di Ingiongiolo Che seminò il terrore nella mia zona. Ma siamo già alla deriva delinquenziale del fenomeno.
Padre Palestrina, esimio studioso del brigantaggio, pare abbia scovato un importante diario che metterebbe la parola fine sulla morte controvera del brigante, addossando inequivocabilmente la responsabilità a carico dei fratelli Corbo, potenti agrari e astuti doppiogiochisti.
Ninco Nanco non doveva parlare.
Alla prossima.
 
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9 replies since 12/2/2011, 12:22   115 views
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