Data la mia scarsa propensione a leggere classici nutrivo seri dubbi sul leggere o meno questo libro…poi è saltato fuori un GdL e ho pensato fosse l’occasione giusta…male che andava, lo avrei abbandonato.
Devo dire che l’inizio mi è particolarmente piaciuto. Sono stata colpita dalla velocità con cui accadevano i fatti e dai vari colpi di scena, tanto da pensare che si trattava di un classico atipico dal momento che i pochi che avevo letto in precedenza erano tutti terribilmente lenti ed è proprio questo fatto a farmi passare la voglia di leggerne altri.
Come dicevo, l’inizio l’ho trovato davvero avvincente, diciamo che mi è piaciuta tutto fino a quando
viene ritrovato il tesoro
. Durante la lettura sono stata particolarmente coinvolta dalla parte ambientata in prigione, dove il nostro Edmond conosce quella meravigliosa persona che è Faria che ho paragonato subito a Leonardo Da Vinci in quanto a genialità. Devo dire ho trovato il tutto un po’ esagerato, va bene inventarsi le cose, ma quando è troppo è troppo, eppure qui anche il troppo c’è stato bene, nonostante tutto. Bella anche la parte
, il modo in cui essa è avvenuta.
Dopo il ritrovamento
devo dire che sono stata meno coinvolta dalla vicenda, certo, non vedevo l’ora che si compisse la vendetta nei confronti di quei due abominevoli esseri che rispondevano al nome di
, ma ho trovata un po’ noiosa la parte successiva. Mi è piaciuto quando
Edmond, sotto altre spoglie, è andato dal suo vecchio padrone, Morrel, ormai caduto in miseria, per aiutarlo…se lo meritava, è stato l’unico che si è preoccupato per lui quando l’avevano arrestato
ma il periodo successivo, quello del carnevale romano soprattutto, l’ho letto svogliatamente, con scarso interesse, anche se ho trovato interessante il personaggio di Luigi Vampa.
Il libro recupera invece molti punti nella parte francese, da quando il Conte prende residenza a Parigi le cose si fanno più interessanti, c’è aria di vendetta nell’aria ed io esulto. Il capitolo della cena ad Auteuil è un esempio di quello che mi è piaciuto di più di questo libro. Certo, poi ci sono anche momenti poco interessanti anche qui…la tirano troppo per le lunghe sia con i matrimoni che con i funerali, ma in generale questa parte mi è piaciuta molto, in particolare il personaggio di Maximilien Morrel ma anche Albert, nonostante il padre è venuto su molto bene, probabilmente grazie alla mamma.
Mi hanno fatta divertire anche i vari travestimenti del Conte, l’abate Busoni in primis.
Il finale è davvero degno di una puntata di Carramba che sorpresa, ma sono stata davvero contenta
del ricongiungimento tra Maximilien e Valentine, soprattutto per lui che è stato uno dei miei personaggi preferiti di tutto il libro insieme all’abate Faria.
Mi è dispiaciuto che le donne non siano state molto considerate da Dumas, è vero che ci sono ma non hanno avuto grande rilievo nella storia, Mercedes a parte forse, ma anche lei non ha avuto molto spazio. Peccato.
In generale comunque libro promosso.