I sogni nel cassetto, si sa, fanno la muffa ... io ho deciso di lasciarlo aperto, quel cassetto, così ogni tanto posso tirarne fuori uno, dargli una lavata e stenderlo all’aria, finché sa di sole e sapone di Marsiglia - quello di cui mi porto sempre via un pezzettino perché va bene sia per lavarmi che per fare il bucato, e che è diventato così per me
profumo di viaggio.
E quando è pronto, è ora di viverlo … questo del deserto era un sogno antico, cresciuto con me mentre ascoltavo i racconti del nonno - soldato nella triste campagna d’Africa nel 1942 e scampato alla battaglia ad El Alamein “grazie” al tifo – mentre leggevo
Il piccolo principe e più tardi il bellissimo
Sono nato con la sabbia negli occhi, mentre guardavo incantata foto su foto, mentre seguivo i racconti di chi ne tornava entusiasta, magari dopo una notte in tenda. Quale scelta più felice allora per inaugurare la mia Africa?
Sapete ... mi ha rubato il cuore e l’anima, sono qui ma sono anche là, ho vissuto doppio in quei sette giorni troppo brevi e in quelle sette notti troppo dolci … tornerò.
Tornerò anche al mio consueto prendermi in giro, certamente … anzi facciamo che ci torno subito, ci tengo a restare “io”, anche se ora mi ci sento un po’ di più
Il viaggio l’ho adocchiato a febbraio, un trek di una settimana nella Valle del Dràa dal 26 ottobre … così, per darmi il tempo di fare un po’ di fiato e di gambe (seeee …
) e di cambiare eventualmente idea (naaaa …
). Tra una cosa e l’altra, per distrarmi e passare il tempo, ho fatto "qualche" giretto - tipo quattro di una settimana ciascuno
- giusto per far venire ottobre … inaugurando tra l'altro una tradizione che anche stavolta ho visto confermata: sole sfacciato e tempo splendido per tutta la vacanza, poi torno a Verona e quel giorno, immancabilmente, piove. Speriamo che duri
In qualche modo, il 25 ottobre arriva, come sempre mi riduco a sera per inzeppare lo zaino con tutto quel che serve – e di quel che ho dimenticato farò a meno – e poi mi metto in trepidante attesa delle 3.00, quando finalmente suonerà la sveglia … e qui, aperta parentesi, non posso non dirvi fino a che punto sono donna fortunata: non che pensi di dormire molto, ma sono pur sempre sorda, potrei non sentirla, la sveglia. Quanti possono vantarsi di avere un’amica che gli vuol bene abbastanza da telefonargli alle tre del mattino per essere certa che salgano su quell’aereo a Bergamo alle 6.50? io si … grazie Alessia! Chiusa parentesi Ed ecco: io, zaino, zainetto e pandina ci avviamo baldanzosi, cd a palla, autostrada deserta, felicità.
Con il senno di poi, conclusioni sul bagaglio (6,9 kg imbarcati all’andata e 8,4 al ritorno ).
Tornato intonso:
a) una mutanda. Vabbè, anche i migliori matematici ogni tanto sbagliano i conti.
b) un calzino spaiato. Ehm.
c) Imodium, antinfiammatorio, antibiotico. No, non sono ipocondriaca, erano indicati nell’elenco delle cose da portare. Sapete, nel deserto le farmacie hanno orari strani, ho scoperto
Da portare assolutamente alla prossima gita nel Sahara, invece:
a) burrocacao protettivo da alta altissima montagna. Baciare me o la carta vetrata è la stessa cosa, al momento. Anzi, mi sa che la carta vetrata vi da più soddisfazione
b) foulard, cintura, pezzo di corda o altro ammennicolo atto a tener su le braghe dal terzo giorno in poi
c) accendino. Italiano. Funzionante. Direte: a che serve un accendino (italiano, funzionante) nel Sahara? La risposta nel mio prossimo best seller,
Le cento cose che avreste voluto sapere sul deserto e non avete mai osato chiedere. Di prossima pubblicazione, abbiate fede, me ne mancano solo 99
Scherzi a parte … ragazzi, non vorrete lasciare la carta igienica a spasso tra le dune, vero?
Sono le cose a cui magari non pensi, tutta presa dall’idea rrrromantica della luna, delle stelle, della sabbia e bla bla bla, ma che sono importanti. Per esempio, al campo non c’è la doccia. Non ci sono neanche i rubinetti. O lo sciacquone. Santo cielo
No, davvero … a qualche disagio ero preparata, non è che ti puoi aspettare un servizio a cinque stelle in tenda nel Sahara, giusto? Beh … non ho sofferto per niente, anzi, è stato proprio bello tornare bambina. Sapete, a quattro anni odiavo talmente lavarmi che una volta, lasciata incautamente sola un istante da mia madre prima di tuffarmi recalcitrante tra shampoo e bagnoschiuma, mi sono chiusa a chiave in bagno e ho trascorso una buona mezz’ora urlando
“e io la doccia non la voglio fareeeeee”. Poi non ero più capace di aprire, ed è stato chiamato in soccorso il vicino perché smontasse la serratura. Ehm
Ovviamente è rimasta tra le leggende di famiglia e viene ammannita con entusiasmo dalla mia perfida genitrice a chiunque, ogni volta che è possibile rovinarmi un po' la reputazione
Non ci riesco proprio a star seria, eh? … allora, questa era la nostra doccia.
Funzionale, comodissima, e tra questa e le salviette profumate, riportate tutte rigorosamente con me e buttate a fine vacanza, non ho avvertito alcun disagio. Pazienza per i capelli che non hanno visto shampoo per una settimana: ho imparato subito ad avvolgermi la
shishe – oddio, facciamo che si chiama e si scrive così – quasi come una vera berbera, in un minuto e senza specchio. Capelli da medusa nascosti alla vista, e protesi acustiche salve: si, perché anche a questo non avevo pensato, la polvere si infila ovunque e distrugge con entusiasmo.
E vi dirò, a proposito di polvere … una delle mie espressioni preferite,
simpatico/a come la sabbia nelle mutande, ha assunto una pregnanza ed un’intensità del tutto nuove
Abbiamo camminato circa sei ore al giorno, di buon passo, partendo presto la mattina e fermandoci nelle ore più calde, il sole è impietoso anche a novembre, per 20-22 km (in totale ne abbiamo percorsi un centinaio o giù di lì), principalmente nell’hamada sassosa, con qualche tratto nella sabbia, e un ultimo spettacolare pomeriggio tra le dune, nel paesaggio che ti viene subito in cuore quando dici deserto … dislivelli dolci, collinette perlopiù, un caldo penetrante, ma secco ed asciutto, che ti faceva evaporare subito il sudore di dosso. Nessuna stanchezza, e persino le vesciche che i miei vecchi fedeli scarponcini mi hanno regalato per la prima volta in vita loro – vendetta perché a casa mi aspettavano già i nuovi da inaugurare? – una volta sistemate con ago, filo, salvietta disinfettante ed accendino ... beh, hanno fatto male fino alla fine ma senza rallentarmi di un secondo: in fondo, come ho detto a Olga, senza quel doloretto avrei avuto molto più tempo per pansare a quanto avessi caldo
E le notti? E va bene … lo confesso. Dopo tutte le storie che ho fatto a tutti prima di partire sull’accampamento berbero, in tenda ne ho passata una sola
La seconda sera faceva un caldo maiale, passatemi l’espressione di classe, e così io e le centocinquantasette oche immolate per riempire il mio sacco-a-pelo-mi-raccomando-bello-caldo-che-in-novembre-di-notte-si-gela ci siamo spostate sul tappeto davanti al fuoco. Voi non avete idea - ma se per caso l’avete, la pensate come me senz'altro - di cosa sia svegliarsi nel cuore della notte ed aprire gli occhi su milioni di piccoli cuori pulsanti … da piangere, e infatti ho pianto, lo dico senza pudore. Le tre notti successive il freddo è tornato, anche se non mordeva poi così tanto, ma ormai … non potevo sopportare più niente tra me ed il cielo. E poi via, che si siano sacrificati per qualcosa quei poveri pennuti
L’ultima notte in albergo a Marrakech l’ho passata in bianco, non riuscivo ad abituarmi a letto e cuscino
Concluso lo sproloquio a mo’ di premessa, vi lascio qualche foto per farvi la bocca … poi vi racconterò qualcosa delle nostre giornate, dei nostri compagni di viaggio, del fuoco, della luna e del suq … volete?
Se mi sto dilungando troppo me lo dite così taglio
on the road, verso il deserto
tramonto a Ouarzazate
vedute d'antan
no, non sono quella con i baffi!
Grand Hotel Rosolina Mare
poco belli?
vecchio scarpone
Abbey Road
la piccola vedetta lombard ... ehm, saharawi
e finalmente ... Lui.
... a dama sulla sabbia
ciao, deserto ... mi manchi di già
in hotel a Marrakech ... ridatemi il sacco a pelo, vi prego