Il libro narra la storia di tre donne che abitano in luoghi diversi ma che hanno molto in comune. Sono colte, vengono da una famiglia benestante, conoscono molte lingue, trovano l’amore, si sposano. Tutto sembrerebbe perfetto, peccato che arrivi Hitler a stravolgere le vite di tutte e tre, con il suo profondo odio verso gli ebrei. Il percorso successivo non sarà uguale perchè andranno in ghetti diversi, ma quello che proveranno sarà simile, chi più chi meno, e ad un certo punto tutte e tre diranno quel “NO”, mentendo, alla domanda del dottor Mengele “Sei incinta?” pur non sapendo se questo è un bene o un male.
I primi 3 capitoli del libro sono dedicati ognuno ad una delle tre donne, il primo a Priska, il secondo a Rachel, il terzo ad Anka che, poverina, è quella delle tre che ha dovuto patire di più
dal momento che ha avuto un figlio mentre si trovava a Terezin, che poi è morto di malattia.
I successivi 3 capitoli riguardano il dopo, ovvero partono dal loro arrivo ad Auschwitz per proseguire a Freiberg, dove le tre donne lavoreranno in fabbric,a per arrivare infine ai parti e alla successiva liberazione. La parte di Auschwitz è ovviamente molto pesante, avevo pensato addirittura di abbandonare il libro, ma conoscendo la trama volevo arrivare al finale dell’incontro dei tre figli tra loro.
Fortunatamente nel libro non mancano personaggi fantastici, tipo il capostazione di Hornì Briza, il Sig. Pavlicek, che si è prodigato in mille modi per poter aiutare e dare da mangiare alle donne di quel convoglio così stremate e denutrite durante il terribile e lunghissimo viaggio in treno da Freiberg ad una destinazione sconosciuta che scoprirono solo poco prima dell’arrivo: Mauthausen. Bellissimi anche i panini “con sorpresa”, sempre opera del capostazione, che che contenevano messaggi tipo “Tenete duro, manca poco” e cose così che hanno fatto molto bene al morale delle donne, oltre che alla loro pancia.
Poi dopo tante brutture ed un inaspettato colpo di fortuna
le donne dovevano morire nella camera a gas ma quel giorno, quando erano già dentro era finito il gas
arriva il capitolo 8 intitolato Liberazione che inizia così
CITAZIONE
La prima cosa che fece capire a Priska che gli americani erano arrivati a Mauthausen fu il suono di qualcosa che non sentiva da anni: una risata, “una cosa meravigliosa”. Da qualche parte in lontananza, le parve anche di sentire della musica.
Inutile dire che mi sono commossa in questo punto, dopo tutto quello che aveva passato sia lei che le altre 2 mamme ma anche tutti gli altri uomini, donne, bambini.
Il liberatore di Mauthausen è stato il sergente americano Kosiek, altra persona degna di essere nominata.
Era questo il punto a cui volevo arrivare, perché sapevo che da qui in poi potevano accadere solo cose belle. Ed è stato così. Le tre donne hanno avuto delle vite piacevoli, il nuovo inizio non è stato facile ma grazie alla forza ricevuta dai figli hanno superato quello scoglio e poi è andata decisamente meglio.
Nelle storie dei figli mi è piaciuto molto l’incontro di Hana con Pete, grazie al quale è riuscita a sopravvivere da neonata.
Bello anche l’incontro dei tre figli che, appena visti, si sono piaciuti perché si sono sentiti molto simili e con un legame di quel genere è iniziata una bellissima amicizia.
Bellissimo anche l’incontro, poco tempo dopo, dei tre ragazzi con Anka presente (l’unica ancora viva all’epoca).
Libro molto faticoso da leggere in certi punti, ma dopo aver letto la parte finale ne è valsa assolutamente la pena.
Molto bello ed interessante anche l’inserto fotografico a fine libro con foto e commenti che completano perfettamente il tutto.