Caltagirone, 1 novembre 1988.
Arrestata martedì 9 dicembre 2014, è accusata di aver ucciso il figlio Loris, 8 anni, strangolato, senza complici, con una fascetta da elettricista, e dell’occultamento del cadavere, trovato sabato 29 novembre in un fosso tra sassi e cespugli, con un grosso ematoma in testa, i pantaloni senza cinta e slacciati, privo di slip, in un canalone in zona Mulino Vecchio a Santa Croce Camerina, minuscolo paese della provincia di Ragusa.
• Sposata con Davide Stival, 29 anni, camionista, sempre in giro per lavoro. Due figli: Loris Andrea, 8 anni e Diego, 4.
• Infanzia in Liguria, a Rocchetta di Cairo Montenotte, Savona, dove la sua famiglia era approdata dalla Sicilia per cercare un po’ di fortuna: «Quando don Giampaolo Pizzorno suonava alla porta della casa, dice che la prima che correva ad aprire era lei. Veronica era biondina, con qualche capello randagio che le brillava come i filamenti delle lampadine, appena si strofinava le sopracciglia con il polso, «e aveva sempre i vestitini puliti», perché, ricorda la sua maestra dell’asilo, Luisella Buffaldi, «lei ci teneva». Don Pizzorno le accarezzava la testa e veniva avanti, nella casa un po’ fatiscente di via Chiappa, con le mura scrostate dall’umidità, le stanze rese più piccole dai giochi sparsi sul pavimento, quegli odori di bollito e patate lesse che giungevano dalla cucina assieme ai vapori. Passava quasi tutti i giorni per portare gli aiuti della Caritas e prima di bussare alla porta si fermava a comprare qualcosa anche per i piccoli. Prendeva del latte, e dei biscotti da mangiare. Solo che mamma Carmela non era la santerella che sembrava e mentre il prete le portava gli aiuti, lei si comprava una casa lì vicino» [Sapegno, Sta, 10/12/2014].
• «La bambina fa tutte le scuole, va alle elementari statali di Rocchetta e poi alle medie Aemilia Scauri di Dego, e tutti la descrivono come una tranquilla, «anche se un po’ vivace», perché pare aggredisse le compagne. Fa il catechismo, «la prima comunione e la cresima, e tutte le domeniche a Messa si confessava». Gioca per strada, come tutti i bambini del paese, accompagna il fratello all’oratorio, guardando i ragazzi della sua età bighellonare avanti e indietro per le viuzze come un pesce nell’acquario, senza poter fare altro che restare fuori» [Sapegno, Sta, 10/12/2014].
• Quando la famiglia torna in Sicilia Veronica ha 12 anni. A quattordici anni durante una furiosa lite la madre Carmela, cinque figli da tre uomini diversi, le grida: «Tu sei nata per sfortuna!». E le racconta che quello che conosce – un camionista, sempre fuori casa per lavoro - non è suo padre: il papà biologico è un uomo con cui lei ha avuto una relazione occasionale. Lo va a cercare e quando lo incontra è un trauma. Tenta il suicidio subito dopo, bevendo della candeggina. Nonostante la confessione della madre di Veronica, la famiglia rimane unita e si trasferisce a Santa Croce Camerina, in una casa non lontana dalla zona del Mulino Vecchio. Una casa dove Veronica, a 15 anni, tenta di nuovo il suicidio, cercando di impiccarsi nella serra. Poi va via di casa e non vuole più rivedere la madre. Anche i suoi figli, Loris e Davide, non glieli ha mai fatti conoscere.
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