La storia di Jean-Claude Romand (di cui io non avevo mai sentito parlare ma che a quanto pare è molto conosciuto, almeno in Francia) mi ha molto scosso. Si tratta di un ragazzo molto intelligente e dotato, studente di medicina del 2° anno, che, per un motivo inspiegabile,
non si presenta ad uno dei suoi esami
: questo fatto praticamente insignificante farà sì che la sua vita non sia altro che un insieme di bugie che si inventa e modifica nel corso degli anni per convincere i suoi conoscenti e la sua famiglia (ma soprattutto se stesso) di essere un medico che lavora per l'OMS e di
gestire i risparmi dei suoi più cari conoscenti, risparmi che in realtà sperpera non recependo lui alcuno stipendio.
Penso che Romand sia l'individuo più triste che abbia mai avuto modo di "conoscere": secondo me passare tutti quegli anni senza poter dire a nessuno la verità, avendo sempre paura di essere scoperti, sapendo di essere un buono a nulla e un imbroglione e incolpandosi per questo, avere bisogno di inventarsi le cose più varie per attirare l'attenzione degli altri e cavarsela (tra le altre cose,
) non significa affatto vivere, ma è una forma molto complessa e idiotica di sopravvivenza. Penso che sia in un certo senso "normale" che un individuo del genere, messo alle strette e costretto a confrontarsi con l'essere ignobile che è, smascherato e messo a nudo, cerchi di salvarsi nell'unico modo ormai possibile: togliendosi la vita. Ma Romand non lo fa. Lui invece uccide la moglie, la figlia, il figlio, il padre, la madre,
e avrebbe ucciso anche l'ex-amante se lei non avesse reagito nella maniera giusta
: come se uccidere le persone che gli sono più vicino volesse dire uccidere la parte più ripugnante di sé, come se quelle persone vivessero solo in funzione di ciò che di lui viene riflesso in loro. Come giustamente viene fatto notare nel libro, l'incendio che Romand appicca alla propria casa non è un vero tentativo di suicidio: il tutto viene fatto molte ore dopo aver provato ad uccidere l'ex-amante ed un periodo della notte in cui sapeva che la gente se ne sarebbe accorta in fretta e avrebbe potuto salvarlo.
Quello che ne risulta è un "uomo" davvero miserabile, ignobile, schifoso, traditore e un inetto. Ma la domanda è: c'è in lui qualcosa di Satana, l'avversario per eccellenza? Non saprei. L'idea che mi sono fatto io leggendo questo libro-reportage è che Romand non abbia mai avuto alcun intenzione di fare del male agli altri per il piacere di vederli soffrire: semplicemente, come hanno detto gli psicologi che lo hanno consultato, si è comportato per tutta la vita come un automa privo di valori etico-morali che ad ogni stimolo ricevuto ha elaborato l'informazione in input e ha emesso l'output che nell'immediato gli avrebbe portato le conseguenze più favorevoli. Forse quando è stato smascherato è andato in tilt: per una personalità così narcisistica e al contempo inetta essere messo di fronte alla cruda realtà è la cosa più dolorosa.
Alla fine Romand finisce in carcere e, seppur condannato all'ergastolo, è molto più felice e sereno di prima: ora, oltre a non doversi preoccupare di essere scoperto, può anche giocare e a fare il peccatore pentito in attesa di redenzione (giustamente dice Carrère che forse le lacrime che versa quando pensa ai figli non sono frutto di un sentimento genuino, ma sono un inganno esattamente come tutto ciò che ha fatto nella sua vita), stimolato nelle manie narcisistiche da varie persone e, occorre dirlo, anche da questo libro (dopotutto, non è da tutti essere il protagonista di un libro). Indipendentemente da ciò che pensiamo di lui, quando vediamo la compiacenza che traspare dalle sue parole e la maniera in cui attira la pietà di certe persone e come lui conduca una vita piacevole, mentre i corpi dei suoi famigliari giacciono sottoterra, non possiamo non ammettere che stavolta Satana ha vinto.
Edited by AISHA* - 18/5/2023, 16:33
