Ho pensato molto se scrivere qualcosa su questo libro. Non per il libro in sé, ma per l'affetto che mi lega a De Giovanni e al commissario Ricciardi (con il quale condivido nome e cognome, peraltro...)
Per questo, chiedo a chi legge di prendere questo post per quello che è, ovvero una valutazione sul libro in quanto quattordicesimo della saga del Commissario Luigi Alfredo Ricciardi.
La storia, seppur ben costruita, non ha la stessa forza dirompente dei primi dodici episodi.
De Giovanni, l'ho sentito dalla sua viva voce, aveva deciso di fermarsi a dodici episodi, con
.
Poi, immagino, le pressioni della casa editrice l'avranno portato a cambiare idea, e a scrivere Caminito e, infine Soledad. Nessun autore resta sempre uguale a se stesso, quindi non avrebbe senso paragonare il primo romanzo al quattordicesimo. Ma l'evoluzione di De Giovanni, e parlo secondo il mio gusto personale, è andata virando dal libro giallo al romanzo psicologico. Quello che mi lascia perplesso, sia in Caminito che Soledad, sono i capitoli in cui compare Livia/Laura, in Sudamerica: capitoli completamente slegati dal resto del libro, se non attraverso i pensieri che legano la donna al suo passato.
Insomma, il vecchio De Giovanni mi manca. Avevo elaborato il lutto, dopo il dodicesimo romanzo. Me n'ero fatta una ragione.
E invece Ricciardi è tornato, come un amico che credevi non avresti rivisto mai più. E ti accorgi che non è più quello di prima, e la cosa lascia un senso di delusione per cui, a ben pensarci, sarebbe stato meglio non ritrovarsi mai più.
Edited by AISHA* - 10/4/2024, 16:32