| Su 19 i pessimi sono tre: -The turnglass : la clessidra di cristallo : romanzo di Rubin. Ora, mi ha appassionato superficialmente il fatto che fossero due libri in uno (per leggerli bastava girare il volume, come una clessidra) e l'idea di legare due storie diverse mi era parsa interessante, ma tra la scrittura che resta in superficie e fatica a stare dietro agli eventi, gli eventi stessi che si accavallano in modo assurdo e troppo scenografico (indagini fatte col cavolo che si rivelano vincenti, pestaggi, inseguimenti, esplosioni), un finale poverissimo, non restituiscono nulla se non un debole tentativo di riproporre quelle vere storie in due versioni collegate. Rispetto Vita dopo vita della Atkinson o Storia di due anime di Landragin, è davvero scadente, tanto più che lo so, ho una buona velocità di lettura, ma quando leggi rapida, saltando veloce nelle pagine, e capisci tutto, allora o il libro è prevedibile o non merita di soffermarsi sullo stile o sulle frasi. Bocciato. -Agente XXV° : Operazione Kozlov di De Santa, quarto volumino di una serie di spionaggio cruda e arcisintetica. Il nostro agente torna a farsi il mazzo con un capo bruciato dai servizi segreti russi e poi reintegrato. C'è un riferimento non molto velato a Putin e tanta strana gastronomia. Avevo apprezzato i primi libricini della serie, ma ormai non li capisco più, e non nel contenuto, nella forma e nella schietta volgarità. -Quando la nostra terra toccava il cielo : una saga tibetana di Lama. va bene che l'autrice ci ha messo un decennio per scriverlo, ma devo dire di averlo trovato un romanzo non godibile. Il tema è quello degli esuli tibetani, a causa dell’invasione cinese, e del malessere loro e dei loro eredi, bambini nati in Nepal, senza patria, senza futuro, perennemente profughi. Il tema della statuetta votiva, legata alla religione come parte di una tradizione inscindibile dall'essere tibetani e popolo, è potente, ma la narrazione scivola spesso e volentieri in scene patetiche, in una serie di eventi raccontati o con un’inutile dovizia di particolari di stati d'animo che trattati a lungo risultano melensi o in capitoli che, non contenti di raccontare il punto di vista pesante di un personaggio, rivivono la situazione abusando di altri tre personaggi che, con lo stesso lessico e lo stesso andamento narrativo (almeno potevano essere diversi gli stili!), torna e ritorna sulle medesime vicende. Il finale è patetico, non dico telefonato, ma poteva essere più potente, se non ci si fosse messa di mezzo tutta la parte narrativa precedente con troppa gente che parla, vive e sente troppo e la chiusura, fatta dalla ragazza, che risulta costruita e per questo prepotente. è pure un libro nuovo, con una tematica forte e dolorosa, ma l'ho trovato troppo vittimista.
Tra i tre risparmio il libro di Lama per i suoi temi importanti e per l'impegno che ci ha profuso. Risparmio pure De Santa, perché tanto è sempre fedele a se stesso: non è colpa sua se mi sono disinnamorata di lui. Metto alla gogna The turnglass : la clessidra di cristallo : romanzo di Rubin per la pochezza narrativa gonfiata in maniera troppo artificiosa. Ci ha provato e ha fallito.
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