GENNAIO 2024 cominciamo quest'anno con un bel gruzzolino di libri. Sospetto che siano così tanti perchè erano un residuo dell'anno scorso e perchè con le vacanze dell'Epifania ho avuto tempo ed energia per leggere.
ROMANZI -Ninfee nere di Bussi. Pensavo fosse un giallo, ma sono stata piacevolmente imbrogliata. il romanzo di una vita, di tre donne, di un tempo che non vuole passare (come il cane) e di sentimenti che si muovono su uno stagno. Mi hanno incuriosito tutti i riferimenti a Monet e li ho approfonditi, è stato davvero interessante! Grazie per il bel consiglio di lettura, ne tenterò altri di Bussi senz'altro! -Il mistero della finocchiona a pedali di Cecchini. Romanzo stile malvaldesco: cibo, territorio, detective molto strani e poliziotti da macchietta. Divertente, tipo ricreativo, ma nella di che. -Piero fa la Merica di Malaguti. Malaguti ha degli stilemi narrativi che parlano di nostalgia, di innocenza perduta, di un tempo spezzato che cerca di tornare, invano, se non nell'anima propositrice dei suoi personaggi. Questo romanzo si sofferma a parlare dell'Italia del nord, zona veneta, di povertà assoluta e di un sogno: la Merica e la sua terra. Parla di una ragazzino che troppo presto guarda in un nido di merli e si assume la colpa di uccidere pulcini implumi per mangiarli con la povera polenta, esonerando il fratellino dal farlo. E quel senso di innocenza uccisa lo perseguiterà pure nel Brasile vero, terribile, possibile, doloroso, sia per lui, che per i coloni, che per i "bulgre". E ci sarà sangue, perdite, dolori, ma la sua storia si chiuderà quasi con un cerchio perfetto: con un bagliore che, spento, ne accenderà molti altri. L'uso del dialetto veneto nella narrazione e la cadenza quasi dialettale della vicenda regala uno scorcio sull'emigrazione dei nostri italiani. Non a caso in Brasile si parla il Talian a tutt'oggi e per chi mastica il dialetto veneto perfettamente comprensibile. Si comprende anche la sofferenza dei popoli amazzonici, vittime dei cacciatori bianchi, che, sorpresa, di recente hanno vinto una battaglia legale contro lo stato brasiliano per tenersi le loro terre. Adoro Malaguti e ne leggerò altri di suoi. - Il nome della rosa di Eco. Che dire? una meraviglia, soprattutto dopo aver letto il commento ragionato che l'autore stesso ne ha fatto. Lui voleva un narratore ignorante, voleva un labirinto semantico, non voleva un giallo fine a se stesso, ma un ambiente dinamico, culturale, religioso, intensissimo in cui addestrare un nuovo tipo di lettore. E con un gioco di specchi (il ritrovamento del manoscritto poi esso ricitato e ripreso-Adso che da vecchio ricorda quel periodo e a volte i due Adso coincidono, in altre uno giudica l'altro o le persone dell’epoca in altra luce rispetto la sua versione giovane). Potente è l’immagine della biblioteca e del labirinto (che Eco dice d'aver pensato per molto tempo), ma questo giro (è la terza rilettura), ho apprezzato la parentesi religiosa e tutti i dialoghi sulla fede, sui semplici, sulle verità religiose e sulla loro interpretazione, in lato e in basso. Ma pure il discorso dei lebbrosi, che vale anche per la politica di oggi. Lo ricordavo pesante, ma l'ho sbranato, perché il gioco narrativo è diabolico: scoprire chi era Dolcino a piccole dosi, di rivelazione in rivelazione. vedere come la fede crea lussuria e interpretazioni opposte dello stesso messaggio, ci fa capire che non si smetterà mai di discutere di fede (un prete ha dato a papa Francesco dell'usurpatore di recente!). ho apprezzato che un testo così pregno fosse leggibilissimo, in tutte le sue sfumature. Nota di colore divertente: l'ho preso dalla biblioteca e chi c'era prima di me aveva segnato dialoghi, indizi e punti esclamativi. è stato quasi divertente seguire la falsariga del lettore-detective precedente! -Va', metti una sentinella di Lee. Sono passati anni dal celebre libro, qualcosa non è stato ripreso (in questo Atticus la causa l'ha vinta e Jem non è storpio), il resto segue le vicende di Scout, che ventiseienne, torna a casa per le vacanze. é studentessa a New York e non torna spesso a Maycomb, rimasto luogo della sua infanzia. Ma siamo negli anni '50 e la città comincia a cambiare, sia socialmente (c'è una nuova classe operaia e le vecchie famiglie vendono terreni e case di famiglia), che a livello di edilizia (e la famiglia Finch lo sa). Politicamente lo scontro tra suprematisti bianchi e ferocissimi sindacati dei neri scatena scintille. In quest'ottica, Scout scopre come non ha mai visto suo padre se non come la sua sentinella, che ciò in cui credeva erano semplificazioni dell'infanzia, che non può trinciare giudizi netti e che, seppure tutto cambi, qualcosa resterà sempre e si chiama speranza. è potente da leggere dopo Il buio altre la siepe, perché ricrea valore, ridando forma al passato. -The turnglass : la clessidra di cristallo : romanzo di Rubin. Ora, mi ha appassionato superficialmente il fatto che fossero due libri in uno (per leggerli bastava girare il volume, come una clessidra) e l'idea di legare due storie diverse mi era parsa interessante, ma tra la scrittura che resta in superficie e fatica a stare dietro agli eventi, gli eventi stessi che si accavallano in modo assurdo e troppo scenografico (indagini fatte col cavolo che si rivelano vincenti, pestaggi, inseguimenti, esplosioni), un finale poverissimo, non restituiscono nulla se non un debole tentativo di riproporre quelle vere storie in due versioni collegate. Rispetto Vita dopo vita della Atkinson o Storia di due anime di Landragin, è davvero scadente, tanto più che lo so, ho una buona velocità di lettura, ma quando leggi rapida, saltando veloce nelle pagine, e capisci tutto, allora o il libro è prevedibile o non merita di soffermarsi sullo stile o sulle frasi. Bocciato. -Follia di Mcgrath, potente, magnifico, così morbosamente teso verso una sensualità e un'amore, che è passione, ragione, errore... il punto di vista è bello perché è già viziato, raccoglie dati da una donna che, seppur passionalmente perduta, conosce bene i suoi polli psichiatri. E ti domandi chi fosse il vero malato, lei nella sua lucida follia, il suo amante artista folle ma potente nell'interpretazione di lei, il marito debolissimo, il bambino fuori posto o l'amico che, credendosi professionale, ha sbagliato più di tutti. Che forza questo romanzo, che intensità emotiva, che torbidi i pozzi di depravazione, amore od orrore che esplora! Stupendo! Leggerò di sicuro altro di suo. -Conclave di Harris. romanzo potente, con un intreccio avvincente, dati storici ben inseriti in una trama che nemmeno ci si aspetterebbe, al cardiopalma. Un conclave non è mai stato così interessante. Ne leggerò altri di suoi. -Agente XXV° : Operazione Kozlov di De Santa, quarto volumino di una serie di spionaggio cruda e arcisintetica. Il nostro agente torna a farsi il mazzo con un capo bruciato dai servizi segreti russi e poi reintegrato. C'è un riferimento non molto velato a Putin e tanta strana gastronomia. Avevo apprezzato i primi libricini della serie, ma ormai non li capisco più, e non nel contenuto, nella forma e nella schietta volgarità. -L'ascensore di Prijedor di Cvijetic. Forse avrei dovuto leggere prima "capire i Balcani occidentali" per comprenderlo meglio, ma tant'è. è un romanzo breve, sospeso tra prosa e poesia libera, in cui si narra la vicenda vera di un condominio sito nei Balcani, popolato di moltissime famiglie, un vero microcosmo umano. E ci sono persone diverse, storie da raccontare legate al passato titino e poi Dayton, la guerra nei Balcani, i tradimenti, le spie, le defezioni, le morti, le rappresaglie. Restano, alla fine, solo le anziane madri di figli morti da soldati o da vittime civili o sfuggiti per farsi una vita in altri paesi. Sono sole, ricordano, condividono quel che resta, mentre i loro figli si sono fatti la guerra. è un romanzo con troppi nomi strani, troppi capitoli dispersivi, troppi riferimenti che non capisco perché troppo locali, ma si sente l'aria di tragedia che scorre sotto le parole e il dolore che l'odio porta in una comunità umana. -La setta di Lazzaro di Crane. L'autore ci porta a scoprire sincretismi religiosi profondi ma ben romanzati. Tutto comincia quando Grozio inaugura un viaggio in oriente, per scoprire ciò che il suo maestro, bruciato sul rogo come eretico, voleva approfondire. E nella sua ricerca è guidato da un cinese, emissario del celeste impero, con i suoi scopi. è un uomo pieno di dubbi, che cerca qualcosa di potente, qualcosa che ha a che fare con il diario di Marco Polo e con Gesù. alla sua ricerca si alterna quella di Lazzaro, che, risorto senza un perché, viaggia sui passi del suo Maestro e amico, con labili indizi e povere rivelazioni, andando a ritroso nella vita di Cristo, per scoprire l'origine di un potere terribile in mani sbagliate, e, strada facendo, incontra ex apostoli, credenti perseguitati, guariti a cui Cristo lasciò qualcosa. è un viaggio nella spiritualità, nell'avventura, che si spinge a fondo ala ricerca di dinamiche curiose e potenti. questa rilettura l'ho adorata, perché mi ha ridato tanto, a livello narrativo e di curiosità intellettuale. -Quando la nostra terra toccava il cielo : una saga tibetana di Lama. va bene che l'autrice ci ha messo un decennio per scriverlo, ma devo dire di averlo trovato un romanzo non godibile. Il tema è quello degli esuli tibetani, a causa dell’invasione cinese, e del malessere loro e dei loro eredi, bambini nati in Nepal, senza patria, senza futuro, perennemente profughi. Il tema della statuetta votiva, legata alla religione come parte di una tradizione inscindibile dall'essere tibetani e popolo, è potente, ma la narrazione scivola spesso e volentieri in scene patetiche, in una serie di eventi raccontati o con un’inutile dovizia di particolari di stati d'animo che trattati a lungo risultano melensi o in capitoli che, non contenti di raccontare il punto di vista pesante di un personaggio, rivivono la situazione abusando di altri tre personaggi che, con lo stesso lessico e lo stesso andamento narrativo (almeno potevano essere diversi gli stili!), torna e ritorna sulle medesime vicende. Il finale è patetico, non dico telefonato, ma poteva essere più potente, se non ci si fosse messa di mezzo tutta la parte narrativa precedente con troppa gente che parla, vive e sente troppo e la chiusura, fatta dalla ragazza, che risulta costruita e per questo prepotente. è pure un libro nuovo, con una tematica forte e dolorosa, ma l'ho trovato troppo vittimista. -Le cinque porte : due nipoti e un nonno sui sentieri dei boschi : un romanzo per tutte le età di Corona. Libro per ragazzi, ma pure per adulti. C'è un nonno, l'alter.ego di Corona, che porta i due nipoti di 15 e 10 anni in montagna, in ogni stagione dell'anno, varcando con loro queste quattro porte. E ogni elemento naturale diventa motivo di un confronto e di una ricerca di senso tra un uomo che non crede di essere nonno e lo sa che non sarà mai come il suo, di nonno, e i suoi nipoti ipertecnologici da istruire e guidare con gli insegnamenti della natura. Ci sono riferimenti anche a vissuti adulti, molto belli. E poi c'è un'ultima porta che non svelo. I bei disegni sono di Matteo Corona, il figlio. è breve ma potente, questo libricino e aiuta anche i più grandicelli a capire il mondo e a capirsi. SAGGI -Kennedy : fu vera gloria? Amori e potere di un mito di Vespa. Vespa è un giornalista capace di sintesi, armonico collegamento tra el fonti, spiegazioni non pedanti e controllo dell'argomento. I suoi capitoli mirati, sintetici ma efficaci e le fonti citate senza appesantire, ma in continuità argomentativa, lo rendono leggibilissimo e piacevole, nonchè fonte di informazioni e di elementi culturali. Scopriamo, in questo saggio, la famiglia del celebre JFK, la storia del suo matrimonio; la bella e capace Jacky, che di segni ne lasciò molti; l'insospettabile Marilyn; le vicende di politica interna con Martin Luther King e di quella esterna con le difficoltà nel sud-est asiatico e a Cuba; la cartella clinica del presidente e la sua vita sregolata, e, infine, la storia del suo assassino e dell'assassinio celeberrimo. Scorre veloce, questo Vespa, ma merita davvero. -Victoria e Abdul di Basu. è un saggio ragionato, che spiega in maniera non pedante, citando comunque le fonti esistenti, con una scrittura scorrevole e ben dosata, le vicende di Victoria e Abdul. Chi sono questi due? una è la celebre regina, la suocera d'Europa, l’imperatrice dell'India, che da anziana e vedova si trova insignita del titolo di Imperatrice d'India (che perse Elisabetta II). La monarca si appassionò del paese, della sua cultura, della sua lingua ed ebbe in dono dei servitori indiani, tra cui Abdul Karim, un ragazzo 26enne, che, con la sua posatezza, il suo aplomb, la sua fedeltà alla monarca, ne divenne maestro di indostano e segretario particolare. L’entourage della regina lo avversò sempre, aborrendone i privilegi che riceveva da lei, negli 15 anni in cui affiancò Vittoria, ma lei lo difese sempre, lo riempì di regali e onorificenze, gli garantì un futuro sereno capendo quanto era inviso alla corte, combattendo con i suoi stessi funzionari . Lui insegnò alla regina la lingua e lei la apprese bene, le parlò dell'India, le fece comprendere la questione musulmana che esplose durante la dominazione inglese e dopo l'indipendenza dell'India. Lei lo amò come una madre e lui morì sotto la sua statua, finendo negletto anche dopo la morte. L'erede al trono e futuro re, Edoardo, gestì al sua relazione con maestro della madre in maniera diversa e pure con l'India non riuscì ad avere quel rapporto che la regina madre aveva, tanto era stata venerata dagli indiani. Fa pensare che i nipoti della regina furono i protagonisti della prima guerra mondiale(tra cui il Kaiser che fu al suo letto di morte). -I 75 giorni delle Falkland di De Risio. Falkland... le isole della rivendicazione... Di recente il presidente Milei, argentino, cavalcando un'onda storia, ha rinominato le Falkland, chiamandole Malvine, scatenando la replica subitanea di Sunak. Ma perché? questo saggio dell'82 fa capire la vicenda? tutto inizia nel 1500, quando gli inglesi avvistano un'isola dell'arcipelago e prosegue con rivendicazioni successive inglesi e spagnole. Resasi indipendente dalla Spagna, l'Argentina denuncia come suo l'arcipelago e ci si mettono di mezzo i francesi di Napoleone, subito sostituiti dai tedeschi, sia nella prima, che nella seconda guerra mondiale, con scambi navali potenti e relitti di grandi navi che a tutt'ora (una polena nazista a parte, della del Graf van Spee, tutta da leggere e recentissima) stanno la, a cui si sono aggiunti quelli della guerra delle Falkland, datata 1982, con tutti (URSS, usa, Inghilterra, Francia, Italia...) a parteggiare o osservare un conflitto che poteva davvero diventare enorme e non un capitolo sul libro di storia. L'Inghilterra rischiò di perdere, il concetto di forza navale cambiò dopo quella guerra, per tutti, rinforzando le corazze piuttosto che riempiendo le navi di tecnologia varia. E i media manipolarono la popolazione, inglese e argentina in modo diverso. Che storia forte, che storia importante. Purtroppo se ne sa troppo poco. Dato che il libro è stato scritto prima dell'89, farò ricerche su dove sono finiti tutti i protagonisti della storia. -A regola d'arte : Libri, quadri, poesie: nuove lezioni sul bello di Sgarbi. Giuro, l'ho preso in tempi non sospetti, prima della faccenda del quadro. Allora, tra leggi varie da lui postulate e capitoli brevi ma intensi e ben argomentati, con sfoggio di cultura, ma senza paroloni inintelligibili, Sgrarbi parla della sua idea di bello, nell'arte, nella letteratura, nei saggi. Spiega il valore morale, mentale, colto, di un'opera che è tutto fuorché che emotiva; parla della vita e di un'arte maltrattata dallo stato, mal gestita dalla scuola, che la rende nemica; parla del valore morale dell'autore, delle persone, della società, citando senza pesantezza Spinoza e altri autori meno noti. Una curiosità: è un testo della biblioteca, del 1999, c'era pure il suo autografo con dedica! quello sì che era inintelligibile... -Bellissime! : le donne dei sogni italiani dagli anni '50 a oggi di Vespa. Vespa è un giornalista che ha fatto del costume la sua vocazione e con sensibilità attenta, una prosa scorrevole e tanta esperienza del mondo dello spettacolo, con una gestione equilibrata di narrazione e fonti citate, ci introduce al mondo delle bellissime. Si comincia con la Lollo e la Loren e si seguono i passi di un mondo che, man mano, ha fatto della bellezza e del corpo femminile quel che sentiva di fare. Dalla bellezza sensuale e coperta, si è passati a figure più o meno erotizzate, più o meno scoperte, in una carrellata che va dalle Kessler e le loro celebri gambe, alla Dellera, all'Antonelli, alla Koll, alla Marini, per concludere con due bellezze diverse, che si inseriscono bene nei desideri dell'immaginario comune trasposto nello schermo televisivo e non: Belen e la Leotta. è un bel viaggio, che mi ha fatto capire tre cose: la prima è che l'epoca fa la bellezza e non viceversa, la seconda è che Tinto Brass non solo corteggiava le sue muse per farle recitare, ma pure loro lo cercavano per essere lanciate e che l'uomo in generale sa descrivere di donne diverse, tipi di fascino diversi, ma tutti unici. Ogni epoca ha i suoi nudi, sempre, ma alcune attrici si sono smarcate dal nudo iniziale per fare altro, altre, invece, non hanno trovato un equilibrio morale, psichico, personale, nel mondo dello spettacolo che poco perdona. è uno di quei libri che consiglio, perché ci fa capire come mai siamo arrivati alle nostre bellezze attuali da scherno. -Il secolo autoritario : perché i buoni non vincono mai di Mieli; Mieli inizia interrogando i regimi noti del passato, fascismo, nazismo, i loro dissidenti, il piano Molotov-Ribbendrop; poi studia nel passato tracce di autoritarismi, quello romano, quello persiano, un papa sospetto, la storia di Simonino; l'ultima parte del libro si interroga su oggi: come siamo messi? Le statue cadono in nome di una vendetta postuma di secoli; i carnefici fioriscono perché sono tutto sommato persone normali in tempi straordinari; il pensiero woke soffoca se stesso mentre nuove ideologie prendono piede, distruggendo abilmente le altre.. a questo punto sorge spontanea la domanda dell'autore: che il secolo autoritario, visto il fallimento conclamato della democrazia, non sia il nostro? Testo interessante, ma a tratti pesante.
siamo in un totale di 19 libri, 6 saggi e 13 romanzi. Per quanto riguarda i saggi ho apprezzato Vespa e Sgarbi, ma anche il tema storico delle Falkland e il focus sulla regina Vittoria. Alcuni romanzi erano riletture (e il prossimo sarà un mese da riletture!), altri non mi hanno entusiasmata (tipo l'ascensore o quello sul Tibet), altri ancora mi hanno presa senza scampo (conclave di Harris). In generale nulla di così pessimo, a parte uno scarto che non era in linea col mio stato emotivo.
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